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Età biologica, che cos’è e come si misura

L’età anagrafica non dice nulla sullo stato di salute di un organismo e sulla sua predisposizione ad ammalarsi. Quello che bisogna conoscere è l’età biologica. Ecco quali sono i fattori che la definiscono e quali sono gli strumenti per misurarla

Di cosa si parla in questa pillola

  1. Che cos’è l’età biologica
  2. Quali sono gli strumenti per misurare l’età biologica

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Siamo abituati ad associare l’invecchiamento con il passare del tempo, e dunque alla nostra età anagrafica. Eppure questa non è altro che un numero, una convenzione, che non ci dice quasi nulla di come stia davvero il nostro organismo e di quale sia la sua predisposizione ad ammalarsi e morire. A darci quest’indicazione, invece, è l’età biologica. Ma cos’è di preciso l’età biologica? E come possiamo misurarla?

L’età biologica è un parametro che definisce lo stato di efficienza di un organismo, che, nel tempo, tende a perdersi: per esempio è meno efficace nella gestione dei processi di riparazione del dna, risponde con più difficoltà a stress fisici o emotivi, diminuisce la funzionalità degli organi.

L’età biologica è dunque un buon indicatore dello stato di invecchiamento dell’organismo. Conoscerla può permetterci di prevenire e di rallentare i processi che segnano il declino del corpo.

Calcolare l’età biologica di un organismo non è semplice perché i fattori che concorrono a determinarla non seguono il passo dello scorrere del tempo: a seconda delle condizioni, degli stress, dello stile di vita, possono andare più veloci o più lenti. Oltretutto ogni organo è indipendente e può avere un’età biologica diversa da quella dei suoi vicini.

Per provare comunque a calcolarla serve misurare alcuni biomarcatori che riflettono l’andamento dell’invecchiamento.

Calcolare l’età biologica è fondamentale per monitorare i processi di invecchiamento in corso nell’organismo, per prevenirli, ottimizzarli e rallentarli

Negli ultimi anni sono stati sviluppati dei sistemi, degli “orologi biologici” che cercano di stimare l’età biologica di tessuti, organi e dell’intero organismo.

Ci sono orologi epigenetici, come l’orologio di Horvath, che considerano i processi che determinano l’espressione dei geni delle cellule e, dunque, la loro funzionalità. Sono modelli che funzionano abbastanza bene e sono di facile applicazione.

Da anni si ipotizza che un modo di calcolare l’età biologica passi per la lunghezza dei telomeri, ossia le parti terminali dei cromosomi che, come un cappuccio, proteggono il dna dall’accumulo di danni. Poiché, però, vengono misurati i telomeri delle cellule del sangue, in particolare dei linfociti, che si rinnovano più velocemente quando c’è uno stato infiammatorio in corso, questo strumento, sembra riflettere più lo stato di salute in un particolare momento che non l’invecchiamento biologico.

Un ulteriore modello di orologio biologico è detto transcrittomico e prende in considerazione l’espressione di una particolare famiglia di geni collegata all’invecchiamento. Sebbene fornisca una stima accurata dello stato di invecchiamento dell’organismo e del rischio clinico, è uno strumento difficile da utilizzare e da interpretare, tanto che il suo impiego è limitato alla ricerca sperimentale.

Infine, un quarto tipo di orologio biologico utilizza la “glicazione”, cioè il processo degenerativo per cui una molecola di zucchero si lega a una molecola proteica alterandone la funzione, come parametro per stimare l’età biologica. In particolare questo strumento analizza la presenza di glicani sulle immunoglobuline come spia dei processi infiammatori in corso nell’organismo.

Ogni organo è indipendente e può avere un’età biologica diversa da quella dei suoi vicini

Gli orologi biologici non sono l’unico sistema per misurare il processo di invecchiamento di un organismo. Ci sono anche dei test che considerano biomarcatori per tessuti specifici: proteine, acidi nucleici, metaboliti, specie reattive dell’ossigeno possono riflettere il cambiamento dei processi molecolari, cellulari e fisiologici in risposta alle condizioni ambientali e agli stress.

Nella prossima pillola approfondiremo un particolare modello di orologio epigenetico, l’orologio di Horvath, che si basa sui processi di metilazione del Dna e che ad oggi è uno dei metodi più efficaci ed applicabili per misurare l’età biologica.

Pillola di curiosità

L’uso corrente degli orologi biologici è legato alla loro capacità di fornire in modo sintetico una misura del processo di invecchiamento che il nostro organismo sta subendo, confrontandola con la nostra età anagrafica: possiamo essere più giovani o più vecchi rispetto alla nostra età solare. La forza di queste misurazioni, il numero sintetico, è però anche il loro limite. Non ci fornisce indicazioni su come intervenire per migliorare questo numero e ringiovanire fisiologicamente e non ci indica un rischio specifico ma un rischio generico. Almeno finora. Ecco perché SoLongevity sta lavorando a un proprio sistema multidimensionale di misurazione dell’età biologica che si basa in gran parte sui processi epigenetici e che fornisce sia un dato sintetico sia le componenti che lo costituiscono.

La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
Potete utilizzare i messaggi di Whatsapp per fare domande, proporre argomenti da approfondire e dare suggerimenti, così da rendere ancora più utili e interessanti le nostre pillole.

Continuate a seguirci e alla prossima pillola!

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Bibliografia

Report “Transforming how we see aging: Biological age diagnostics”, by Longevity.Technology
https://longevity.technology/research/report/biological-age-diagnostics-report/

Front. Genet., 21 January 2021 – Sec. Genetics of Aging
https://doi.org/10.3389/fgene.2020.630186

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