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Il rischio cardiovascolare è (anche) donna

Dopo la menopausa il rischio cardiovascolare delle donne è del tutto paragonabile a quello degli uomini, eppure viene sottovalutato anche dai professionisti sanitari

Di cosa si parla in questa pillola

  1. Qual è il rischio cardiovascolare per le donne
  2. Come la menopausa influenza il rischio cardiovascolare femminile
  3. Quali sono le differenze di genere relative agli eventi cardio e cerebrovascolari
  4. Quali sono le differenze di genere nelle risposte ai trattamenti

Pronti? Apriamo il blister di oggi!

C’è un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari che quasi nessuno considera ma che incide sulla salute di metà della popolazione mondiale, cioè le donne. Si tratta della sottovalutazione. Il rischio cardiovascolare, infatti, ancora troppo spesso è considerato anche dai professionisti della salute una prerogativa quasi esclusivamente maschile. I dati, però, raccontano una storia diversa.

Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo. In Italia nel 2018 sono state responsabili del 34,8% di tutti i decessi e, a differenza di quanto creduto dall’opinione pubblica, uccidono più le donne degli uomini. La mortalità tra le donne è stimata attorno al 37,7% mentre quella tra gli uomini si ferma al 31,7%.

D’altra parte esiste uno scarto importante tra uomini e donne rispetto al momento in cui il rischio cardiovascolare diventa importante. Gli uomini, in genere, sviluppano problemi circolatori prima delle donne. Le placche aterosclerotiche cominciano a formarsi attorno ai 30 anni e nel tempo aumentano in modo proporzionale all’entità degli altri fattori di rischio, come il fumo, l’ipertensione, il diabete, l’ipercolesterolemia, etc. Il punto critico per gli uomini si raggiunge tra i 40 e i 70 anni.

L’infarto è noto anche come “la malattia che rende vedove”, rafforzando l’idea che le malattie cardiovascolari siano solo maschili

La comparsa di malattie cardiovascolari nelle donne si presenta con un ritardo di almeno 10 anni rispetto agli uomini. Le donne, infatti, sono protette dal rischio dall’azione degli estrogeni. Con la menopausa l’azione ormonale crolla, la pressione arteriosa si alza così come i livelli di lipidi e glucosio nel sangue, la proporzione di massa magra e massa grassa si altera. Dopo i 65 anni, in sostanza, il rischio cardiovascolare è del tutto paragonabile a quello dei coetanei uomini. E anzi, il rischio di eventi cerebrovascolari come l’ictus dopo i 65 anni è addirittura superiore.

Gli studi hanno inoltre rilevato che le donne tendono ad avere meno eventi cardiovascolari ma più gravi. La sintomatologia, poi, è diversa: le donne riferiscono meno dolore che può localizzarsi in altre sedi rispetto al petto e al braccio, nausea, vomito, mancanza di respiro. Per questi motivi spesso l’arrivo in ospedale è tardivo e le probabilità di sopravvivenza diminuiscono. Molti casi di morte improvvisa per eventi cardiovascolari nelle donne non sono anticipati da nessuna avvisaglia.

La mancanza di conoscenza dei segnali dell’infarto tipici del sesso femminile contribuisce all’arrivo tardivo dei soccorsi e alla maggior probabilità di invalidità e morte

È dunque una falsa credenza che le patologie cardiovascolari siano prerogativa del genere maschile. Ci sono sempre più evidenze del fatto che le donne abbiano proprie peculiarità biologiche e ormonali, che le portano a soffrire di patologie vascolari diverse e a rispondere ai trattamenti in modo diverso rispetto agli uomini.

Sebbene oggi, grazie ai dati prodotti a partire dagli anni Novanta dagli studi epidemiologici di genere, l’attenzione sia più alta, la sottovalutazione del rischio vascolare nelle donne è ancora una realtà. Questo retaggio condiziona sia le donne stesse sia medici e altri professionisti sanitari, che non percepiscono le problematiche cardiovascolari come una priorità del genere femminile. Secondo alcune ricerche le donne ricevono meno informazioni da parte dei medici su come mantenere in salute cuore e vasi sanguigni e sull’importanza di adottare uno stile di vita sano soprattutto dopo la menopausa. I controlli della pressione arteriosa e degli altri indicatori del rischio cardiovascolari vengono iniziati tardi, così come eventuali terapie farmacologiche.

Pillola di curiosità

Ancora tra la fine degli anni Novanta e il Duemila oltre un terzo delle sperimentazioni approvate dalla Food and drug administration statunitense non evidenziava differenze nelle risposte farmacologiche tra i due sessi. Eppure l’ambito cardiovascolare è uno di quelli in cui la discrepanza è più pronunciata. È il caso del betabloccante metoprololo che, a parità di dose somministrata, raggiunge una concentrazione plasmatica più alta nelle donne, che si traduce in un effetto di maggiore riduzione dell’attività cardiaca e della pressione arteriosa rispetto a quanto avviene negli uomini. Anche i calcio-antagonisti sembrano avere un maggior effetto antipertensivo nelle donne, provocando però più frequentemente effetti avversi come il gonfiore degli arti inferiori.

La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.

Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.

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Continuate a seguirci e alla prossima pillola!

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Bibliografia

Global Health 2017 – Bots SH, Peters SAE, Woodward MSex differences in coronary heart disease and stroke mortality: a global assessment of the effect of ageing between 1980 and 2010 BMJ
https://gh.bmj.com/content/2/2/e000298

Istituto superiore di sanità – “Il rischio cardiovascolare nella donna”. EpiCentro – L’epidemiologia per la sanità pubblica.
https://www.epicentro.iss.it/materno/8marzoCardio

Front Pharmacol – Kalibala J, Pechère-Bertschi A, Desmeules J. Gender Differences in Cardiovascular Pharmacotherapy-the Example of Hypertension: A Mini Review. 2020 May
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7218117/

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