Pronti? Apriamo il blister di oggi!
Siamo giunti all’ultima pillola sul NAD, molecola della longevità, e non solo. Come vedremo, infatti, NAD è anche un modulatore della risposta immunitaria, capace di supportarla e di smorzarla allo stesso tempo. Tant’è che si fa strada l’idea che possa diventare un target farmacologico nelle terapie per Covid-19.
E partiamo proprio da qui, dall’infezione di Sars-Cov-2. Perché quella che sembrava una coincidenza potrebbe non esserlo, dopotutto. E cioè che le categorie di persone considerate più a rischio di sviluppare sintomi gravi di Covid-19, cioè anziani, obesi, diabetici e con malattie cardiovascolari, sono anche quelle con livelli di NAD+ più bassi. Che NAD sia un tassello importante nel puzzle della malattia?
Recenti studi hanno messo in evidenza che il coronavirus consuma, per la propria attività di riproduzione, le riserve di NAD+ cellulare, come già era noto per altri virus quali HIV e Herpes simplex. Sono anche state registrate variazioni dell’espressione di geni coinvolti sia nella sintesi di NAD sia nel suo consumo, suggerendo che le vie metaboliche di NAD+ siano parecchio sollecitate durante l’infezione, e che dunque questa molecola possa svolgere un ruolo nell’evoluzione di Covid-19.
L’osservazione del fenomeno è significativa, ma non stupisce gli immunologi. D’altra parte NAD+ alimenta l’attività di enzimi, in particolare le sirtuine, che sono coinvolti nelle risposte immunitarie: analisi di laboratorio hanno confermato che la loro inibizione aumenta la replicazione virale, mentre fornire molecole come NAD, che ne aumentano l’attività, interferisce con la replicazione virale e promuove la secrezione di molecole pro-infiammatorie, evitando tuttavia l’infiammazione incontrollata, che ha un ruolo importante nelle forme gravi di Covid-19.
Durante un’infezione virale viene consumato molto NAD: il virus lo sfrutta per replicarsi e l’organismo lo richiede per attivare geni che servono per rispondere alla minaccia, tra cui le sirtuine
Per questo si pensa che supportare i livelli di NAD durante l’infezione da coronavirus possa aiutare a superare la fase acuta della malattia. NAD appare a tutti gli effetti un modulatore immunitario che, agendo soprattutto attraverso le sirtuine, promuove sia la risposta antivirale sia la risoluzione dell’infiammazione, prevenendo la tempesta citochinica.
Seguendo quest’idea, sono già in corso alcuni studi clinici che hanno l’obiettivo di valutare gli effetti della supplementazione con i precursori di NAD+, di cui abbiamo parlato nelle scorse puntate, su ipertensione, sindrome metabolica, affaticamento, durata del ricovero e carica virale in pazienti Covid ricoverati.
In quanto modulatore del sistema immunitario, NAD può promuovere la risoluzione dell’infezione e contribuire al recupero dello stato di salute
È possibile che l’esaurimento delle riserve di NAD+ a seguito dell’infezione da coronavirus contribuisca anche alla sindrome Long Covid. Per questo, in collaborazione con l’ospedale Sacco di Milano, SoLongevity ha avviato uno studio clinico in doppio cieco randomizzato per verificare i benefici della somministrazione del NAD booster Cell-Fasting in 150 pazienti con grave condizione Long Covid.
Pillola di curiosità
Il NAD fu scoperto nel 1906 da Arthur Harden and William John Young, mentre studiavano la fermentazione del lievito. La fermentazione fu il primo processo metabolico realizzato in vitro, grazie all’isolamento degli enzimi. Non a caso la parola enzima viene dal nome greco del lievito, zymé, e, inizialmente, gli enzimi venivano chiamati fermenti.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
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Continuate a seguirci e alla prossima pillola!