Pronti? Apriamo il blister di oggi!
È uno dei temi più caldi da due anni a questa parte per chi si occupa di salute: un vero rompicapo clinico, dato che la ricerca non è ancora riuscita a rintracciare con chiarezza le cause né a trovare la soluzione. Parliamo di Long Covid. In questa prima pillola intendiamo offrirvi una panoramica generale su questa ancora misteriosa sindrome, per poi approfondire nelle prossime puntate
sintomi, possibili cause e strategie per il supporto ai pazienti.
Un insieme di segni e sintomi che persistono per diverse settimane dopo che il coronavirus Sars-Cov-2 è stato eliminato dall’organismo e che impediscono il ritorno a una vita normale. Una descrizione un po’ vaga – è vero – ma d’altra parte una definizione precisa e univoca di Long Covid non c’è.
Per avere un’idea della complessità dell’argomento, basti vedere come tre istituzioni sanitarie diverse diano altrettante definizioni differenti.
Il nostro Istituto superiore di sanità, per esempio, parla di Long Covid come della persistenza di alcuni sintomi ancora dopo quattro settimane dalla negativizzazione del test per il Sars-Cov-2.
L’Organizzazione mondiale della sanità, invece, chiama Post Covid-19 quella condizione di malessere che colpisce persone che hanno avuto un’infezione da Sars-Cov-2, che compare entro tre mesi dall’insorgenza di Covid-19 con sintomi ed effetti che durano per almeno due mesi e che non sono spiegabili da una diagnosi alternativa.
Più articolata è la definizione del National Institute for Health and care exellence. L’istituto britannico chiama ‘Covid-19 acuto’ l’infezione sintomatica da Sars-Cov-2, con sintomi che durano fino a quattro settimane. Se i sintomi persistono da 4 a 12 settimane dall’insorgenza si parla di ‘Covid-19 sintomatico subacuto’. Un’eventuale terza fase dell’infezione, che prende il nome di ‘sindrome post-Covid-19’, si presenta quando i sintomi persistono oltre le 12 settimane e non sono spiegabili con altre diagnosi. Al di fuori di contesti molto tecnici, comunque, anche gli anglosassoni usano il termine Long Covid per definire la condizione successiva all’infezione da Sars-Cov-2 con sintomi che persistono oltre le 4 settimane dall’insorgenza.
La definizione di Long Covid è ancora dibattuta: quel che è certo è che indica sintomi ed effetti che perdurano anche dopo 8-12 settimane dall’infezione acuta di Sars-Cov-2
I motivi per cui è ancora difficile definire in modo chiaro la sindrome Long Covid sono la sua estrema variabilità e la mancanza di una chiara eziologia.
Infatti, nonostante le stime dicano che più di un terzo delle persone che hanno avuto Covid-19 soffre di Long Covid anche per mesi dopo la guarigione dall’infezione, per il momento non si riesce a identificare i pazienti a rischio. La sindrome è davvero complessa e si presenta in modo diverso da individuo a individuo, con sintomi che non sempre sono collegati alla gravità del Covid-19 e che spesso si sovrappongono ad altre condizioni, rendendo complesso comprendere se sia Long Covid o altro.
I sintomi riconducibili al Long Covid sono più di 55. I più frequenti sono fame d’aria e tosse, problemi circolatori, fatigue e difficoltà a concentrarsi, ma anche disturbi psichiatrici come ansia e depressione. Con una simile variabilità sembrerebbe impossibile risalire alle cause delle manifestazioni cliniche del Long Covid, ma, anche se non c’è ancora una risposta definitiva, ci sono diverse ipotesi.
Gli studi autoptici e sui pazienti rivelano alterazioni nei livelli di molecole infiammatorie, risposte immunitarie aberranti e anche segni di invecchiamento immunitario precoce.
Sul Long Covid c’è ancora tanto da dire.
Nella prossima pillola di longevità andremo più a fondo, affrontando il tema di come riconoscerlo attraverso il vasto range delle manifestazioni cliniche, indagheremo quali meccanismi potrebbero sottendere alla comparsa di sintomi tanto diversi e faremo il punto di quali strategie si stanno mettendo a punto per risolvere questa condizione, che può anche essere invalidante.
Pillola di curiosità
Il Long Covid non guarda in faccia a nessuno. Questa sindrome sembra poter colpire tutti i pazienti che hanno avuto il Covid-19, indipendentemente dall’età e dal grado di severità dell’infezione acuta. Tuttavia un ampio studio dell’Università di Birmingham sostiene che obesità e abitudine al fumo siano fattori di rischio e che le donne abbiano maggiore probabilità di sviluppare la sindrome, forse per via della maggiore predisposizione del genere alle malattie autoimmuni. La stessa ricerca ha anche permesso di aggiungere altri sintomi alla lunga lista di quelli già annoverati nel Long Covid: la perdita di capelli, il calo del desiderio sessuale e la difficoltà a eiaculare.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
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Continuate a seguirci e alla prossima pillola!