Pronti? Apriamo il blister di oggi!
Continuiamo a parlare di Long Covid, la sindrome che sembra colpire buona parte delle persone che si sono ammalate di Covid-19, con sintomi che persistono anche dopo 8-12 settimane.
Ma di che sintomi parliamo? L’elenco delle manifestazioni del Long Covid è davvero lunghissimo. Quelle riportate più di frequente sono fatica, febbre e problemi a carico dei polmoni come difficoltà a respirare, fiato corto, tosse. Altri sintomi sono dolori muscolari e articolari, dolori al petto e tachicardia, problemi gastrointestinali che vanno dalla cattiva digestione al mal di stomaco, dal reflusso gastroesofageo alla diarrea. In alcuni pazienti si formano coaguli che possono causare embolie polmonari e ictus, o può comparire insufficienza renale. Altre manifestazioni abbastanza comuni sono quelle neurologiche e di salute mentale: difficoltà di concentrazione, mal di testa, insonnia, neuropatie, ma anche perdita di olfatto e gusto, depressione e ansia.
L’estrema variabilità di manifestazioni e il fatto che la probabilità di sviluppare Long Covid non sembri correlata strettamente alla gravità dell’infezione acuta da coronavirus rendono la ricerca delle possibili cause molto complessa
Che la sindrome sia la conseguenza di un danno d’organo, per esempio ai polmoni, è una possibilità molto accreditata. In diversi casi, però, non spiega le manifestazioni, in particolare quando il Long Covid colpisce persone che hanno avuto forme lievi o moderate di Covid-19, o addirittura asintomatiche.
Un’altra possibilità è che il virus non sia stato del tutto eliminato dall’organismo, ma che si nasconda all’interno di alcuni tessuti, in particolare nell’intestino.
Diversi esperti, poi, hanno avanzato l’idea che l’infezione da coronavirus, anche se debellata, lasci l’organismo in uno stato infiammatorio aspecifico, di basso grado ma persistente. L’infiammazione avrebbe numerose conseguenze, fra cui l’alterazione dell’endotelio dei vasi sanguigni che potrebbe dare luogo a una coagulopatia e alla formazione di micro trombi. Questi provocherebbero danni ai tessuti non rilevabili dagli strumenti d’indagine, ma che potrebbero spiegare i problemi cognitivi come la confusione o la nebbia mentale, così come i dolori periferici.
Un’altra ipotesi è che l’infezione da Sars-Cov-2 abbia alterato il sistema immunitario sia nei suoi meccanismi, provocando risposte aberranti e dannose, sia nella sua composizione. Diversi studi hanno messo in luce che il sistema immunitario di pazienti giovani che hanno avuto Covid-19 sembra invecchiato precocemente: diminuiscono le cellule del sistema immunitario “naive”, mentre si accumulano linfociti B e T della memoria e linfociti T senescenti. Questa condizione, per fortuna, è reversibile seguendo un adeguato regime di esercizio fisico e di alimentazione.
È opinione di molti specialisti, tra cui anche gli esperti di SoLongevity, che l’insieme dei sintomi e delle condizioni che si osservano nei pazienti Long Covid sia riconducibile agli stessi meccanismi molecolari che portano all’invecchiamento dell’organismo. Le tecnologie sviluppate in questo settore della ricerca, dunque, potrebbero essere d’aiuto prima di tutto per ricavare un quadro clinico dettagliato della sindrome post Covid-19, in secondo luogo per alleviare le manifestazioni e per superarle più in fretta. Nei laboratori Solongevity siamo in grado di misurare i parametri immunitari che possono essere usati come bussola per scegliere la strada terapeutica più indicata.
Dalla letteratura scientifica, inoltre, sappiamo che quando il coronavirus infetta una cellula, ne prosciuga le riserve di energia. Da questo potrebbe derivare la sensazione di astenia. Sars-Cov-2 consuma anche le scorte di molecole importanti per il metabolismo come il NAD+, danneggiando i mitocondri e, di conseguenza, l’intera cellula. SoLongevity ha messo a punto un test di vitalità dei mitocondri basato sulla misurazione delle copie di Dna mitocondriale: questo strumento fornisce un’indicazione dello stato di salute generale e in particolare riflette l’impatto che l’infezione ha avuto sulle cellule del sistema immunitario.
Le conoscenze accumulate in anni di indagini sui meccanismi dell’invecchiamento, infine, permettono di misurare l’impatto dell’infezione sull’età biologica di una persona e sui diversi organi.
Nella prossima pillola di longevità approfondiremo in particolare i sintomi neurocognitivi del Long Covid, che sembrano colpire di più le persone che hanno avuto forme leggere di Covid-19, e vi parleremo di come sia possibile supportare la convalescenza dei pazienti.
Pillola di curiosità
L’invecchiamento del sistema immunitario, o immunosenescenza, è un fenomeno tipico dell’età: le difese dell’organismo tendono a indebolirsi diventando meno efficienti nella risposta ai virus. Le ricerche sull’invecchiamento hanno mostrato come la perdita di funzione del sistema immunitario abbia diversi punti di contatto con quella dei sistemi metabolici. Tant’è che oggi si parla di una nuova disciplina: l’immunometabolismo.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
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Continuate a seguirci e alla prossima pillola!