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Microbiota, quando invecchiare bene dipende anche dai batteri

Il microbiota intestinale sta acquisendo un ruolo sempre più di primo piano per il benessere dell’organismo: strategie personalizzate per far stare bene i nostri batteri potrebbero contribuire a invecchiare più lentamente e meglio

Di cosa si parla in questa pillola

  1. Che cos’è il microbiota
  2. Quali sono le funzioni del microbiota
  3. Quali sono i fattori che determinano la composizione del microbiota

Pronti? Apriamo il blister di oggi!

Che il corpo umano pulluli di batteri, virus e funghi non è certo una novità. Basti pensare che i primi tentativi di osservare il microbiota risalgono alla seconda metà del Seicento, anche se solo molto più di recente la ricerca scientifica ha ricevuto la spinta necessaria per realizzare un censimento delle varie specie microbiche che popolano il nostro organismo, dalle vie uro-genitali alla pelle, passando per l’intestino. Proprio il microbiota intestinale ha attirato l’attenzione degli scienziati perché, come ormai ampiamente dimostrato, gioca un ruolo fondamentale per la nostra salute a qualsiasi età, capace com’è di intervenire in diversi processi biologici, dalla modulazione del sistema immunitario alla risposta ai farmaci, fino all’invecchiamento.

Al microbiota intestinale, in particolare all’attività della sua componente batterica, si deve la produzione di vitamine e aminoacidi essenziali così come l’attivazione degli acidi biliari per la digestione del cibo. Sono i batteri intestinali, poi, a metabolizzare i polisaccaridi vegetali e a supportare l’assorbimento dei lipidi.

La composizione del microbiota intestinale è unica per ciascuna persona e viene definita da tantissimi fattori, già a partire dalla nascita. C’è differenza tra chi nasce con parto vaginale e chi con taglio cesareo, per esempio, e poi durante la vita dieta e esercizio fisico sono tra le principali variabili che contribuiscono a determinare l’equilibrio tra specie batteriche.

Tutto quello che facciamo incide potenzialmente sul microbiota intestinale, in particolare la nostra dieta

Equilibrio è appunto la parola chiave. Quando viene alterato, cioè quando alcune specie batteriche proliferano troppo e prevalgono sulle altre, le conseguenze possono essere a dir poco fastidiose, se non addirittura pericolose. Ce ne accorgiamo tutti in caso di cambiamenti repentini, dovuti magari a un’infezione o a una terapia antibiotica, ma ci sono anche alterazioni della composizione che insorgono con l’età e che possono passare sottotraccia, contribuendo ad alimentare disturbi gastrointestinali e processi infiammatori cronici che accelerano l’invecchiamento.

Diversi studi di coorte hanno osservato la diminuzione di biodiversità microbica col passare del tempo, in particolare la perdita di specie batteriche che producono acidi grassi a catena corta, come acetato e butirrato. Queste molecole regolano meccanismi molecolari legati all’invecchiamento, in particolare la via di segnalazione di mTor, e la risposta immunitaria infiammatoria. Tali squilibri possono concorrere all’indebolimento fisico degli anziani e all’insorgenza di patologie come il diabete.

Negli ultimi 10 anni, inoltre, è stato dimostrato che la flora intestinale è collegata alla formazione della barriera ematoencefalica e a processi di mielinizzazione e neurogenesi, lasciando pensare che un’alterazione del microbiota intestinale possa predisporre allo sviluppo di malattie neurodegenerative.

Oggi abbiamo la possibilità di monitorare il microbiota grazie a test su campioni fecali che ci danno informazioni utili per la gestione di una dieta personalizzata

Mantenere la biodiversità intestinale, dunque, può contribuire a rimanere in salute, invecchiando più lentamente e meglio. Come? Modificando l’ambiente in cui i batteri vivono, in modo da renderlo il più accogliente possibile. Gli interventi possibili sono tanti, in primis cambiamenti della dieta e più esercizio fisico. E se necessario si può ricorrere all’assunzione di probiotici, prebiotici e simbiotici. Ma proprio perché il microbiota di ciascuno di noi è unico, anche la ricetta per mantenere l’equilibrio della flora intestinale dovrebbe essere personalizzata, calibrata sulla base degli esiti dei test su campioni fecali oggi disponibili.

Pillola di curiosità

I batteri intestinali producono diverse molecole importanti per il nostro benessere, tra cui l’urolitina A, una molecola che sembra contribuire a mantenere la salute delle cellule e a rafforzare il tessuto muscolare. L’urolitina A è un metabolita, frutto della trasformazione da parte dei batteri di una classe di polifenoli presenti, per esempio, nei melograni, nelle bacche e nelle noci. Diverse ricerche hanno mostrato come l’urolitina A favorisca la mitofagia, cioè l’eliminazione dei mitocondri danneggiati nelle cellule. Un recente studio, poi, ha evidenziato come la supplementazione di urolitina A negli anziani, nei quali la mitofagia è meno efficiente, migliori la capacità muscolare regolarizzando il metabolismo delle centrali energetiche delle cellule.

La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.

Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.

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Continuate a seguirci e alla prossima pillola!

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Bibliografia

Adak A, Khan MR. An insight into gut microbiota and its functionalities. Cell Mol Life Sci. 2019 Feb;76(3):473-493. doi: 10.1007/s00018-018-2943-4. Epub 2018 Oct 13. PMID: 30317530.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/30317530/

Bibbò S, Ianiro G, Giorgio V, Scaldaferri F, Masucci L, Gasbarrini A, Cammarota G. The role of diet on gut microbiota composition. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2016 Nov;20(22):4742-4749. PMID: 27906427.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27906427/

Liu S, D’Amico D, Shankland E, et al. Effect of Urolithin A Supplementation on Muscle Endurance and Mitochondrial Health in Older Adults: A Randomized Clinical Trial. JAMA Netw Open. 2022;5(1):e2144279.
https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2788244

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