Pronti? Apriamo il blister di oggi!
Il Long Covid colpisce più di un terzo delle persone che hanno contratto Sars-Cov-2 in modo indipendente dalla gravità dell’infezione, e i sintomi più comuni riferiti dai pazienti sono di certo quelli neurologici. Manifestazioni come fatigue e difficoltà a concentrarsi, ma anche ansia e depressione sono frequenti e possono incidere pesantemente sulla vita di tutti i giorni. E vale anche per i più giovani.
Scopriamo quali sono esattamente i sintomi neurologici e cognitivi.
Ageusia, cioè la perdita del senso del gusto, e anosmia, ossia la perdita del senso dell’olfatto, sono sintomi molto comuni nella malattia acuta lieve, meno in quella moderata e grave. Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Internal Medicine, il 15% dei pazienti li riferisce ancora a due mesi dall’inizio della malattia e il 5% anche dopo 6 mesi. Sono percentuali che trovano riscontro in altre ricerche, che testimoniano anche come la problematica in certi casi possa trascinarsi per oltre un anno dal contagio.
Un altro sintomo neurologico comune tra i pazienti colpiti dal Long Covid è la nebbia mentale, in inglese brain fog. Questa condizione viene descritta come scarsa concentrazione, problemi di linguaggio, difficoltà nel pensare in modo chiaro. Alcune stime affermano che la nebbia mentale interessi una persona su quattro tra quelle che hanno contratto il coronavirus. E se nei casi di malattia grave potrebbe trattarsi di una forma di disorientamento legata alla terapia intensiva, nei casi lievi e moderati non è chiaro a cosa possa essere dovuta.
I problemi neurocognitivi sono tra i sintomi più comuni riferiti dalle persone colpite dalla sindrome del Long Covid. Una su 4 riporta la cosiddetta nebbia mentale
La fatigue, cioè un’estrema spossatezza indipendente dal momento della giornata e dall’attività svolta, è forse il sintomo neurologico che chi vive il Long Covid riporta più di frequente. Da diversi studi emerge che tra il 35 e il 63% dei pazienti continua a sentirsi tanto stanco da non riuscire a portare a termine attività quotidiane o lavorative.
La sindrome del Long Covid include problemi neuropsichiatrici come ansia, depressione e disturbi del sonno, ma anche sindrome da stress post traumatico in chi ha vissuto l’esperienza della terapia intensiva. Si stima che dal 20 al 40% dei sopravvissuti a Covid-19 si trascini queste problematiche nei mesi successivi alla guarigione e che il rischio di sviluppare un disturbo psichiatrico sia superiore rispetto a quello di chi non ha contratto l’infezione.
Insieme alla fatigue, i sintomi neurologici più debilitanti riferiti dal 20-25% dei pazienti con Long Covid sono mialgie e mal di testa, che sembrano perseguitare di più chi ha avuto una malattia lieve.
Così come per le altre manifestazioni del Long Covid, anche per i sintomi neurologici e psichiatrici non è stata trovata una singola causa scatenante. Sembra comunque che siano implicati fenomeni come un’attivazione immunitaria anomala e un’infiammazione aspecifica all’interno del sistema nervoso, che a loro volta potrebbero innescare una disfunzione vascolare con formazione di micro-coaguli che danneggiano le strutture nervose. Si stanno inoltre indagando le relazioni con possibili disbiosi intestinali. A livello intestinale, infatti, il virus appare ancora presente in qualche forma e traccia, alterando l’asse intestino-cervello.
Le cause alla base delle manifestazioni neurologiche del Long Covid non sono ancora state comprese pienamente ma sembrano legate a un’attivazione anomala del sistema immunitario e all’infiammazione aspecifica
I disturbi cognitivi provocati dall’infezione da coronavirus sono manifestazione di uno stato di sofferenza cognitiva. Da anni di ricerche sulla neuroinfiammazione e sull’alterazione del metabolismo del sistema nervoso sappiamo, però, che il benessere cognitivo può essere recuperato seguendo programmi specifici che includono esercizio fisico, mentale e un adeguato apporto nutrizionale. A supporto del recupero del benessere cognitivo SoLongevity ha messo a punto il nutraceutico NeuroProtection: la sua formula, che combina aminoacidi, polidatina, vitamine e oligoelementi, è efficace nel riequilibrare lo stato redox, ridurre i parametri infiammatori e sostenere un’azione neuromodulatrice sia centrale che periferica. In caso di una condizione di neurocovid particolarmente acuta ed abbinata con una condizione fisica debilitata e forte percezione di affaticamento, suggeriamo il consumo combinato di NeuroProtection e CellFasting.
Pillola di curiosità
Un recente studio del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma, pubblicato su Diagnostic, ha individuato potenziali biomarcatori precoci del Long Covid negli adolescenti, che dunque non sono risparmiati dalle conseguenze a lungo termine dell’infezione da coronavirus SarS-Cov-2. In particolare i ricercatori hanno osservato livelli di Nerve growth factor più bassi nei ragazzi che avevano contratto Covid-19 rispetto al gruppo di controllo, segno forse di un’attivazione persistente dell’asse dello stress. Inoltre, nelle adolescenti femmine che avevano contratto Covid-19 e che hanno poi sviluppato sintomi neurologici del Long Covid, i livelli sierici della neutrofina Bdnf e del fattore infiammatorio Tgf-beta erano più elevati.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
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