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Radicali liberi e antiossidanti sono due delle parole che ricorrono più spesso quando si parla di invecchiamento e di malattie correlate. E a buona ragione, dato che è il loro equilibrio nell’organismo a garantire che non si inneschi quella condizione pre-patologica che sta alla base di processi infiammatori e di danni a organi e tessuti: lo stress ossidativo. Limitare lo stress ossidativo, mantenendo per quanto possibile l’equilibrio tra radicali liberi e antiossidanti, è possibile e imparare a misurarlo aiuta a definire strategie mirate atte allo scopo.
La formazione di radicali liberi, anche detti specie reattive dell’ossigeno o Ros, è un processo naturale e fisiologico nell’organismo. Sono prodotti delle reazioni di ossido-riduzione, composti dell’ossigeno con uno o più elettroni spaiati, che per questo sono instabili e tendono a reagire con altre molecole. Il naturale contraltare dei radicali liberi sono le molecole antiossidanti, che sono in grado di neutralizzarli.
Nelle giuste quantità, dunque, i radicali liberi sono anche utili e vengono utilizzati come messaggeri chimici o nelle reazioni immunitarie. Tuttavia, fattori come l’inquinamento, il fumo, la sedentarietà, una dieta sbilanciata, ma anche l’assunzione di farmaci possono aumentare la produzione di radicali liberi, rompendo l’equilibrio con gli antiossidanti. Ciò può comportare danni alle strutture cellulari, in particolare ai mitocondri, o interferire con altri processi biochimici, innescando fenomeni infiammatori che favoriscono l’invecchiamento.
Come si può intuire, l’eccesso di radicali liberi può essere contrastato: smettere di fumare, fare attività fisica moderata e costante, alcuni cambiamenti nella propria alimentazione o anche l’assunzione di specifici integratori, come CellFasting di SoLongevity, possono diminuirne la produzione e incentivare invece quella degli antiossidanti.
Le reazioni di ossido-riduzione sono naturali nell’organismo, ma si basano su un delicato equilibrio che, se alterato, innesca una condizione patologica chiamata stress-ossidativo
Ma per attuare strategie mirate, scegliendo le migliori in base alle esigenze di ciascuno, serve misurare lo stato di stress ossidativo dell’organismo.
Di solito viene valutato sulla base dei fattori di rischio, ma nel tempo sono state sviluppate tecniche per misurare l’eccesso di radicali liberi.
Lo stress ossidativo può essere misurato con svariati metodi, basati su principi diversi per determinare in modo diretto o indiretto le specie reattive dell’ossigeno, specifici sottoprodotti e intermedi dei processi ossidativi, oppure il potere antiossidante.
Una delle tecniche più utilizzate e conosciute per lo studio dei radicali liberi è la spettroscopia di risonanza di spin elettronico, ma la sua esecuzione richiede una strumentazione molto complessa e personale di alta formazione. Inoltre ha tempistiche lunghe. Per questi motivi si tratta di un metodo di ricerca che difficilmente si adatterà a un uso di routine.
Tra i test diretti c’è anche la cromatografia liquida ad alta prestazione o Hplc, una tecnica utilizzata anche nei laboratori SoLongevity. Si basa sulla capacità, attraverso specifici processi chimici e una strumentazione adatta, di separare e di rilevare in tempi diversi dei marker dello stress ossidativo. Anche in questo caso l’esame è affidabile, ma complesso e costoso. Quindi poco adatto alla pratica clinica.
Stile di vita, scorretta alimentazione, esposizione a sostanza chimiche inquinanti e mancanza di esercizio fisico sono fattori pro-ossidanti che causano lo stress ossidativo
Un modo per quantificare le molecole Ros nel sangue è il test d-Roms che misura i livelli di perossidi lipidici o idroperossidi quali marker ossidativi. I perossidi, infatti, sono tra i primi intermedi di reazione dei processi ossidativi. Si tratta di una misurazione che correla bene con il danno da stress ossidativo e, per ottenerla, è sufficiente disporre di una sola goccia di sangue. In un prossimo futuro potrebbe essere impiegata anche nei Point of care di SoLongevity presenti presso le farmacie.
Mentre il test D-roms quantifica direttamente il livello di stress ossidativo di un organismo, un altro test chiamato Bap misura la capacità dell’organismo di contrastare la formazione dei radicali liberi dell’ossigeno. In particolare il Bap si basa sulla capacità del plasma di ridurre lo ione ferrico a ferroso, ad opera di antiossidanti di natura esogena, come la vitamina C, e endogena, come la bilirubina.
Tra i test indiretti ricordiamo la valutazione delle lipoproteine ossidate Ldl, indice anche di aterosclerosi, e dei tioli plasmatici.
Pillola di curiosità
Oltre che ai grandi fumatori, spesso la misurazione dello stato di stress ossidativo è consigliata agli atleti professionisti. Non c’è da meravigliarsi: l’attività fisica intensa e continua richiede un grosso consumo di ossigeno e genera radicali liberi, con il rischio di rompere l’equilibrio redox e di sfociare nel danno da stress ossidativo. Quindi, lo sport fa male? Proprio no: al di là di casi estremi, l’esercizio fisico moderato, a intensità medio-bassa e costante nel tempo, è una delle formule non farmacologiche più consigliate perché è dimostrato che stimola la produzione di antiossidanti.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
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