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Il glutatione, lo scavenger di radicali liberi

Il glutatione, una delle molecole della longevità, è il più potente antiossidante del nostro organismo. Indispensabile per mantenere l’equilibrio redox, un suo calo è associato allo sviluppo di patologie connesse all’invecchiamento

Di cosa si parla in questa pillola

  1. Che cos’è il glutatione
  2. Perché il glutatione è fondamentale per l’organismo
  3. Il punto debole del glutatione esogeno: la biodisponibilità
  4. Come aumentare la disponibilità di glutatione: il ruolo dei precursori nell’integrazione dietetica

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Oggi torniamo a parlare delle molecole della longevità, amiche della nostra salute che ci aiutano a contrastare l’infiammazione cronica latente e gli altri processi connessi all’invecchiamento. Dopo il NAD, è il momento del glutatione, uno dei più potenti antiossidanti e detossificanti naturali nel nostro organismo.

Facciamo le presentazioni ufficiali. Il nome completo del glutatione è γ-L-glutammil-L-cisteinilglicina e dal punto di vista chimico è un tripeptide costituito dagli aminoacidi glicina, cisteina e acido glutammico. È una molecola endogena, prodotta principalmente dalle cellule del fegato grazie all’azione degli enzimi glutammato cisteina ligasi e glutatione sintetasi.

Il glutatione svolge diversi ruoli fondamentali per l’organismo. Innanzitutto mantiene l’equilibrio redox. È infatti un potentissimo antiossidante, in grado, grazie alla capacità di ossidarsi dei suoi gruppi tiolici, di neutralizzare i radicali liberi. Questi, chiamati anche specie reattive dell’ossigeno, altro non sono che i prodotti di scarto del metabolismo aerobico. Sono composti instabili che tendono a reagire con i lipidi, le proteine, gli acidi nucleici costituendo dunque un pericolo per le strutture cellulari. I radicali liberi in eccesso causano il cosiddetto stress ossidativo che è collegato all’infiammazione cronica latente, all’invecchiamento cellulare e a numerose patologie, per esempio Alzheimer e Parkinson.

Il glutatione è un potente antiossidante in grado di neutralizzare le specie reattive dell’ossigeno, responsabili dello stress ossidativo e quindi dell’infiammazione cronica e dell’invecchiamento cellulare

Un’altra funzione cruciale del glutatione è quella detossificante: protegge l’organismo, in primis il fegato, da molecole tossiche esogene e endogene, come alcuni prodotti del metabolismo di certi farmaci, tossine e inquinanti. Il glutatione si coniuga con i metaboliti tossici, che poi vengono ulteriormente modificati per essere escreti con facilità nelle urine.

Il glutatione, inoltre, partecipa alla chelazione dei metalli e alla prevenzione dell’ossidazione del ferro emoglobinico, ma gioca anche un ruolo nella regolazione del ciclo cellulare e della risposta immunitaria.

Il glutatione è ubiquitario. La sua concentrazione, però, varia da organo a organo: i livelli più alti, tra 5 e 10 millimolare, si trovano nel fegato, mentre nel cervello raggiunge concentrazioni tra 2 e 3 millimolare a seconda della regione. Ciò potrebbe dipendere da diverse necessità metaboliche dei vari tessuti, ma ovunque il glutatione è indispensabile e una sua riduzione sotto valori soglia porta alla perdita dell’equilibrio redox.

Il glutatione svolge numerose funzioni fondamentali e deve essere continuamente rigenerato affinchè la sua concentrazione rimanga al di sopra dei valori soglia

Il metabolismo del glutatione è di norma molto efficiente: una volta ossidato, viene nuovamente ridotto dall’enzima glutatione reduttasi, così da mantenere un rapporto tra forma ridotta e ossidata di 9 a 1. Questa proporzione è considerata ottimale per mantenere il potere antiossidante. Invecchiando, però, l’efficienza degli enzimi di riduzione e di sintesi del glutatione diminuisce e l’equilibrio redox tende a perdersi, innescando una cascata biochimica all’origine di molte patologie. Anche in questa situazione, comunque, non tutto è perduto: le evidenze scientifiche testimoniano che l’attività degli enzimi può essere ottimizzata aumentando la disponibilità degli aminoacidi precursori del glutatione e di altre molecole come NAD(P), selenio e resveratrolo.

Per supportare il metabolismo del glutatione, una dieta proteica adeguata è fondamentale, ma diversi studi hanno dimostrato come la supplementazione con integratori sia in grado di aumentare le prestazioni enzimatiche. Attenzione, però: data la scarsa biodisponibilità del glutatione esogeno assunto per via orale, i prodotti efficaci sono quelli che forniscono i precursori aminoacidici del tripeptide.

Le formule brevettate Glures e GluReNad degli integratori Solongevity come CellFasting sono state studiate per massimizzare la via di sintesi del glutatione e riequilibrare lo stato redox delle cellule, sfruttando la sinergia tra molecole. Oltre ai precursori aminoacidici, la presenza della polidatina come precursore glicosilato del resveratrolo aumenta l’attività degli enzimi di sintesi e riconversione del glutatione attraverso l’attivazione del fattore di trascrizione Nrf2 e delle sirtuine. Anche il selenio favorisce l’azione antiossidante del glutatione, così come i precursori del NAD, che, nella sua forma fosforilata NADP(H), è necessario per la reazione di riduzione del tripeptide.

Pillola di curiosità

Non tutte le specie reattive dell’ossigeno vengono per nuocere. Il meccanismo di formazione dei radicali liberi è fisiologico e alcuni composti potenzialmente dannosi sono impiegati dall’organismo per specifiche funzioni. Il sistema immunitario, per esempio, li utilizza per eliminare agenti infettivi, mentre il cervello come segnali molecolari. La funzione del glutatione non è quella di neutralizzare tutte le specie reattive dell’ossigeno, dunque, ma di mantenere l’equilibrio redox. Interventi di integrazione davvero efficaci devono avere il medesimo obiettivo: bombardare l’organismo di antiossidanti potrebbe essere controproducente.

La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.

Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.

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Bibliografia

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https://www.pnas.org/doi/full/10.1073/pnas.090083297

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