Pronti? Apriamo il blister di oggi!
Nella scorsa pillola abbiamo parlato di biodisponibilità, cioè la frazione di un nutriente ingerito che diventa disponibile per l’uso e la conservazione nell’organismo per le sue funzioni fisiologiche. Questa definizione sottintende che il nutriente, dal torrente circolatorio, riesca a raggiungere i tessuti e le cellule in cui esplicare le sue proprietà intervenendo nei processi metabolici. Per farlo, però, servono precisi requisiti.
Perché una molecola possa entrare in una cellula deve superare la sua membrana, cioè il doppio strato fosfolipidico in cui sono inserite proteine con diverse funzioni, e che separa la cellula dall’ambiente. Una molecola supera la membrana cellulare se ha determinate caratteristiche. Una molecola lipofila, cioè affine alla fase lipidica, può attraversare la membrana per diffusione passiva spostandosi dall’ambiente extracellulare dove è più concentrata a quello intracellulare dove è meno concentrata. Una molecola idrofila di piccole dimensioni, invece, può oltrepassare la membrana della cellula attraverso dei pori delimitati da proteine. Per molecole idrofile di grandi dimensioni, poi, la via per entrare in cellula è attraverso meccanismi di trasporto specializzato. Un’alternativa è la pinocitosi, cioè il meccanismo per cui la cellula porta al suo interno molecole idrofile di grandi dimensioni che non hanno trasportatori specifici, creando una invaginazione della membrana.
Nel corpo umano esistono poi altre barriere a scopo difensivo che filtrano il passaggio delle molecole. Una fra tutte è la barriera ematoencefalica, una struttura anatomica e funzionale che sfrutta le peculiarità delle cellule endoteliali dei vasi sanguigni del sistema nervoso centrale per difendere il tessuto nervoso dall’ingresso di sostanze potenzialmente tossiche. La barriera ematoencefalica permette il passaggio dal sangue al parenchima nervoso di molecole dal basso peso molecolare, dall’elevata lipofilia o che siano legate a proteine plasmatiche. In linea teorica al cervello dovrebbero arrivare solo i metaboliti essenziali. Questo spiega la difficoltà di sviluppare sia farmaci che integratori con efficacia specifica sull’organo
L’affinità per la fase lipidica o per la fase acquosa così come le dimensioni delle molecole condizionano la possibilità e il modo in cui i nutrienti superano le barriere nell’organismo, rendendosi davvero biodisponibili
L’ostacolo delle barriere non è affatto secondario quando si parla di biodisponibilità di un nutriente e tenerne conto è fondamentale per progettare gli integratori. Un supplemento alimentare di qualità, infatti, deve contenere la forma dei nutrienti adeguata perché una quantità efficace raggiunga le cellule e entri nei processi metabolici.
Facciamo degli esempi.
Il glutatione, una delle molecole della longevità, è presente per le sue potenti proprietà antiossidanti e detox in molti prodotti in commercio, che però non sono tutti uguali. Se il glutatione endogeno prodotto dal fegato riesce a raggiungere senza difficoltà tutti i tessuti e le cellule dell’organismo, contrastando l’attività dei radicali liberi e i processi di invecchiamento, quello esogeno sintetico, assunto per via orale, fa una fine ben diversa. Nell’intestino, infatti, sono presenti degli enzimi chiamati gamma glutamil-transferasi che idrolizzano il glutatione assunto per via orale e ne riducono in modo drastico la biodisponibilità. La biodisponibilità del glutatione, inoltre, sembra essere ulteriormente ridotta dall’effetto di primo passaggio sia intestinale sia epatico. Le cellule di intestino e fegato, in sostanza, lo sequestrano.
Al resveratrolo, un’altra delle molecole della longevità, non va molto meglio. Il resveratrolo è prodotto da diversi tipi di piante e viene assunto con la dieta, in genere. Circa il 75% del trans-resveratrolo, la forma isomerica più abbondante, viene in realtà assorbito attraverso l’intestino: si tratta infatti di un polifenolo lipofilo che riesce a passare le membrane cellulari degli enterociti. Tuttavia, la sua biodisponibilità, e dunque l’effettiva capacità di apportare un beneficio all’organismo, è compromessa dal fatto che viene metabolizzato molto rapidamente. Infatti, si stima che la biodisponibilità del resveratrolo nella sua forma pura sia inferiore all’1%.
Per le loro proprietà glutatione e resveratrolo sarebbero molecole molto utili all’organismo, ma assumerli attraverso l’integrazione in forma pura e pre-formata ne pregiudica i loro benefici. Per questo la ricerca SoLongevity ha studiato un modo più efficace per far arrivare i supplementi là dove servono, anche nelle cellule del tessuto nervoso che sono più difficili da raggiungere. Le formule brevettate GluRes e GluReNad, infatti, impiegano precursori di glutatione e resveratrolo. Questo stratagemma permette di indurre livelli ottimali di sintesi endocellulare delle due molecole della longevità, aggirando quei fattori che ne influenzano la biodisponibilità per via orale.
Pillola di curiosità
La barriera ematoencefalica, talvolta, può essere aggirata. Certe sostanze possono arrivare al tessuto nervoso attraverso una via un po’ più lunga ma meno selettiva: la barriera emato-liquorale. Questa è più permeabile della barriera ematoencefalica e serve a selezionare le sostanze che possono passare dal circolo sanguigno al liquido cerebrospinale, che poi raggiunge tutto il sistema nervoso centrale.
La nostra pillola di longevità si conclude qui, ma non il nostro viaggio insieme alla scoperta di molecole e ricerche, selezionate dal Comitato scientifico di SoLongevity.
Insieme a questa puntata potrete trovare i riferimenti bibliografici e altri contenuti che speriamo vi appassionino e possano aiutare a svolgere al meglio il vostro lavoro.
Potete utilizzare i messaggi di Whatsapp per fare domande, proporre argomenti da approfondire e dare suggerimenti, così da rendere ancora più utili e interessanti le nostre pillole.
Continuate a seguirci e alla prossima pillola!