Terapia infusionale, cos’è e perché deve essere personalizzata

Articolo di SoLongevity Research
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Dott.ssa Roberta Costanzo, medico esperto in Medicina rigenerativa e potenziativa presso Solongevity Clinic
Le terapie infusionali possono avere due principali obiettivi: di integrazione o di potenziamento. Presso la SoLongevity Clinic ogni trattamento viene scelto e calibrato sulla singola persona dopo un attento inquadramento clinico, come spiega Roberta Costanzo, medico esperto in Medicina rigenerativa e potenziativa

Di cosa parla questo articolo

  • La terapia infusionale, o intravenosa, viene effettuata da medici per integrare sostanze di cui si è carenti o migliorare la risposta agli stress ambientali
  • SoLongevity Clinic proprone protocolli altamente personalizzati, dopo un attento inquadramento diagnostico, per fornire solo ciò di cui si ha realmente bisogno
  • Tra le terapie infusionali rientra anche l’ozonoterapia, che ha una azione antiaging

Terapia infusionale: cos’è

La terapia infusionale consiste nella somministrazione per via endovenosa (Iv) di sostanze mirate a potenziare determinate funzioni o a far fronte a carenze, per esempio di vitamine o minerali.

La proposta di SoLongevity è basata sul concetto di personalizzazione: ogni elemento fornito tramite la terapia infusionale endovenosa viene scelto e calibrato precisamente sulla base di ciò che si ritiene più idoneo, persona per persona.

In questo contesto, la terapia infusionale ha un valore preventivo, terapeutico e di potenziamento, perché mira a fornire tutto quello che serve all’organismo per funzionare al meglio ed essere nelle condizioni ideali per mantenersi sano nel tempo. La somministrazione endovenosa, a differenza di quella orale, consente la biodisponibilità del 100% dei nutrienti somministrati e l’utilizzo di dosaggi più elevati.

Nell’ambito della medicina della longevità, inoltre, sono state studiate molecole antiossidanti, come quelle che lavorano sui mitocondri, considerati oggi le superstar dell’anti-invecchiamento: il loro obiettivo è di aumentare l’attività di questi organelli in tutte le cellule, per un “effetto booster anti-aging“.

Si tratta di protocolli sicuri, perché ampiamente studiati e basati su molecole ben note, e adattati per trattamenti su misura. Di norma, vengono eseguiti dei cicli di trattamento, che consistono dalle 5 alle 10 infusioni. Gli elementi più frequentemente usati sono vitamine del gruppo B, vitamina C, magnesio e altri oligoelementi, amminoacidi e glutatione.

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Quali sono le funzioni principali della terapia infusionale?

La terapia infusionale ha due obiettivi principali, come spiega Roberta Costanzo, medico esperto in Medicina rigenerativa e potenziativa presso la Solongevity Clinic: “La si può eseguire come terapia integrativa: qualora vi siano carenze, si somministrano esattamente i nutrienti che mancano; in alcuni casi basta anche un singolo nutriente per fare la differenza. Oppure la si può eseguire come terapia potenziativa: ovvero, l’organismo si trova già in una condizione di equilibrio, ma gli stressor ambientali sono tali per cui si rende necessario un supporto”. Può accadere a tutti: studenti, atleti, persone anziane che hanno perso deficit in alcune competenze fisiologiche o neurologiche, come la memoria o la capacità di concentrazione, donne in peri- e post-menopausa che accusano la cosiddetta brain fog (nebbia mentale).

In tutti questi casi si può intervenire potenziando le funzioni con dei protocolli personalizzati, dando al paziente il giusto mix di elementi di cui ha bisogno per rispondere ai fattori di stress.

Perché la terapia infusionale deve essere personalizzata?

È importante sottolineare che la terapia infusionale è a tutti gli effetti un atto medico, e come tale deve essere interpretato anche dal punto di vista dei possibili effetti collaterali. “Quindi, anche quando agiamo in ottica preventiva, bisogna capire di cosa esattamente il paziente ha bisogno e somministrare la terapia migliore per quella persona in quel momento, tenendo ovviamente conto anche delle differenze di sesso-genere.

Oggi, infatti, la tendenza è quella di utilizzare sacche precostituite di nutrienti. Secondo Roberta Costanzo, però, sia dal punto di vista dei dosaggi che della composizione, utilizzare mix già pronti per le terapie infusionali equivale più o meno a mangiare “un semplice piatto di verdure o di frutta. Mix che vanno bene per tutti, infatti, contengono un po’ di tutto. Di conseguenza le sostanze non possono essere presenti a dosaggi considerati ‘terapeutici’. Il paziente può sentirsi bene nell’immediato, ma nella maggior parte dei casi questo è conseguenza della reidratazione, non tanto dell’apporto di nutrienti. Quindi non possiamo parlare di una vera e propria terapia”.

Il beneficio reale di una terapia infusionale dovrebbe essere percepito a lungo, anche dopo il termine del ciclo di infusioni.

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Per quali condizioni può essere utile la terapia infusionale?

Ci sono molte condizioni in cui l’integrazione attraverso terapia infusionale ha un valore terapeutico in senso stretto. Prendiamo come esempio la fibromialgia e l’insonnia: “Abbiamo molecole che possono essere somministrate e che hanno un’attività a livello del sistema nervoso centrale – spiega Costanzo – Di norma, questo approccio viene combinato con altre strategie e percorsi. L’obiettivo finale è riportare il sistema in equilibrio”.

Fondamentale, inoltre, associare la terapia infusionale a un corretto stile di vita, quindi a corrette abitudini alimentari e ad attività fisica regolare. Perché, ricorda Costanzo, non basta portare il paziente da una condizione di svantaggio o di equilibro a una di vantaggio: bisogna assicurarsi che poi sia in grado di mantenerla.

L’importanza dell’inquadramento clinico

Qualunque sia l’obiettivo, per poterlo raggiungere è necessario procedere innanzitutto con un corretto inquadramento clinico: “Proprio perché la terapia infusionale è un atto medico, sono necessari degli esami diagnostici, a partire da quello ematochimico, e un’anamnesi attenta. Laddove gli esami ematochimici e l’anamnesi non siano sufficienti per inquadrare correttamente il caso, ci sono degli esami un po’ più avanzati, come ad esempio la metabolomica, che rientra tra gli esami diagnostici di precisione e permette di fotografare lo stato metabolico del paziente. Un altro test è il gut screening, ossia lo screening del microbiota”.

Ci si potrebbe anche trovare di fronte a una situazione in cui, più che apportare, sia necessario togliere: “Per esempio nei casi di intossicazione da metalli pesanti o da altri contaminanti, di disbiosi, o di infezioni – prosegue l’esperta – Ci sono tanti fattori che possono disturbare l’equilibrio dell’organismo prima ancora che arrivi la carenza nutrizionale di per sé. E spesso le due cose sono anche correlate”.

Che cosa sono le infiltrazioni di ozono?

Un esempio di terapia infusionale sono i cicli di infiltrazione di ozono (o ozonoterapia), anch’essi disponibili presso la Solongevity Clinic. “Si tratta di una terapia molto utile come antiaging, perché aiuta l’attivazione metabolica di tutte le cellule e il rilascio di ossigeno a livello periferico, favorendo la circolazione capillare che con l’invecchiamento diventa meno efficiente”, spiega Costanzo.

I benefici sono molteplici, conclude Costanzo: “L’ozono ha una capacità immunomodulante: in base ai dosaggi che si utilizzano, è in grado di attivare i sistemi antiossidanti endogeni. Per questo è importante sapere quale sia la situazione della persona a cui voglio proporre questo tipo di terapia infusionale. Se, infatti, vi è alla base una carenza di elementi antiossidanti, è inutile proporre l’ozonoterapia senza prima reintegrarli”.

Infiltrazioni di ozono: controindicazioni

L’ozonoterapia sistemica endovenosa ha come controindicazione il favismo, l’ipertiroidismo non compensato e richiede prudenza in gravidanza, negli epilettici e negli sportivi agonisti.

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