Sessi diversi, bisogni nutrizionali diversi e che cambiano in modo differente durante l’età. Ce lo racconta Hellas Cena, Prorettore dell’Ateneo Pavese, medico chirurgo specializzata in Scienza dell’Alimentazione, responsabile del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia e dell’Unità di Nutrizione Clinica dell’IRCCS Maugeri
È come inforcare un nuovo paio di occhiali, e accorgersi che le cose appaiono più nitide, più definite. Vuol dire riuscire a distinguere dettagli che prima non erano così evidenti. Soprattutto quando si parla di salute.
Nato da una intuizione della cardiologa statunitense Bernadine Healy agli inizi degli anni Novanta, lo sguardo di genere si è ormai affermato nella medicina contemporanea occidentale. Significa accorgersi che uomini e donne non sono uguali nella malattia nè per fattori di rischio, per questioni fisiologiche ma anche per il diverso ruolo sociale che svolgono all’interno della famiglia.
Ad aiutarci in questa riflessione è Hellas Cena, Prorettore dell’Ateneo Pavese, medico chirurgo specializzata in Scienza dell’Alimentazione, responsabile del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia e dell’Unità di Nutrizione Clinica dell’IRCCS Maugeri. La Professoressa Cena si interessa dell’interazione tra nutrizione, stile di vita e salute per la prevenzione e il trattamento delle malattie cronico-degenerative e dei disturbi dell’alimentazione, con particolare attenzione al genere femminile.
Professoressa Cena, come definirebbe questo nuovo sguardo attento alle differenze nel campo dell’alimentazione?
Mi piace il concetto di nutrizione di genere, che considera le differenze fisiologiche e fisiopatologiche legate al sesso e allo stile di vita, al ruolo nella società e all’accesso alle cure.
Diversamente da quanto accade negli uomini, la vita della donna è scandita da eventi specifici che incidono sui suoi bisogni per preservare lo stato di salute, come il menarca, che segna l’ingresso nell’età riproduttiva, la gravidanza e l’allattamento caratterizzate da fabbisogni che devono sostenere la vita della donna e il prodotto del concepimento, e la menopausa, che invece segna l’inizio dell’età post riproduttiva e proietta una donna in una nuova condizione ormonale, sociale e psicologica. Per poter affrontare al meglio ogni singolo periodo nell’arco della vita è necessario puntare prima di tutto alla prevenzione, il migliore strumento che abbiamo per poter aspirare a una lunga vita in salute, riducendo al massimo i fattori di rischio modificabili, e ritardando lo sviluppo di malattie non trasmissibili, come quelle cronico-degenerative, che colpiscono in particolare le donne nell’età perimenopausale e post menopausale quando non sono più protette dall’’ombrello ormonale’ rappresentato dagli estrogeni, i cui livelli decrescono in maniera repentina con la menopausa.
La nutrizione è un elemento chiave della prevenzione. Ci spiega perché uomini e donne sono diversi anche in questo?
Sin da bambini, maschi e femmine hanno caratteristiche fenotipiche e fattori di rischio diversi: le femmine, per questioni legate alla riproduzione, hanno una massa grassa maggiore rispetto ai maschi e fabbisogni nutrizionali differenti. Inoltre durante l’adolescenza, se perdono molto peso per disturbi del comportamento alimentare, le ragazze sono più a rischio di sviluppare osteopenia, mentre in età avanzata, in peri- e post-menopausa, rischiano l’osteoporosi per via delle modificazioni ormonali.
Una prevenzione precoce e mirata attraverso uno stile di vita salutare che comprende anche un’alimentazione bilanciata e adeguata ai propri fabbisogni, attività fisica mirata, controllo dello stress, sonno regolare e astensione dal fumo o altri abusi, è importante per ritardare il naturale processo dell’invecchiamento che si manifesta nell’organismo femminile prima di quanto si verifichi in quello maschile.
Con l’arrivo della menopausa cala la produzione di estrogeni e aumenta quella degli androgeni, che influenzano il profilo lipidico e anche la distribuzione adiposa sempre più androide, con localizzazione centrale . Così, anche quelle donne che hanno la fortuna di mantenere lo stesso peso registreranno un aumento della circonferenza vita in media di 3-5 centimetri. Un aumento che favorisce lo sviluppo di patologie cardiovascolari e metaboliche.
Quindi uomini e donne hanno esigenze nutrizionali differenti?
I fabbisogni nutrizionali di uomini e donne iniziano a differenziarsi già in età evolutiva, non solo per peso e composizione corporea diversa che determina un fabbisogno energetico maggiore negli uomini che nelle donne, ma anche per caratteristiche fisiologiche come l’arrivo del menarca, che determina un significativo aumento dei fabbisogni di ferro, per poi arrivare all’età fertile in cui i fabbisogni di macro e micronutrienti della donna in gravidanza e allattamento aumentano sensibilmente. Infine per contrastare il fisiologico declino dell’invecchiamento in età menopausale. L’apporto energetico deve essere attenzionato tanto quanto l’apporto di carboidrati raffinati e semplici per contrastare l’insulino resistenza, come quello di proteine nobili importanti per prevenire la naturale perdita di massa magra, e quello di lipidi, che devono essere qualitativamente scelti per la loro funzione protettiva e non dannosa per l’organismo, senza dimenticarci di vitamine, minerali e antiossidanti presenti in grande quantità nei prodotti di origine vegetale.
Alimentazione come pilastro della prevenzione, dunque. Ma quando ci troviamo già in presenza di una patologia, che ruolo può avere la nutrizione di genere?
Distinguerei due contesti: la dietetica in senso preventivo, di cui abbiamo detto sopra, e la nutrizione clinica o terapia medico nutrizionale, che deve essere personalizzata a seconda della paziente e della condizione patologica o fattori di rischio. La dietoterapia è un trattamento primario nel caso di patologie allergiche (come l’allergia sistemica al nichel che colpisce molte donne) e autoimmunitarie (come la celiachia), così come di carenze nutrizionali dovute a ridotto apporto di alcuni nutrienti (come nel caso di carenza di vitamina B12 in chi ha un’alimentazione selettiva nei confronti di prodotti di origine animale senza opportuna integrazione), di deficit enzimatici ( come nel caso di intolleranza al lattosio) etc…, oppure come trattamento coadiuvante nella maggior parte delle patologie non trasmissibili, o cronico degenerative, a partire dall’eccesso ponderale e sindrome metabolicaLa sindrome metabolica è caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno 3 alterazioni metaboliche ed emodinamiche che rappresentano un fattore di alto rischio per l'insorgenza di patologie cardiovascolari e tumori. che spesso colpisce le donne in età perimenopausale, fino alle patologie metaboliche come il diabete di tipo II e le malattie cardiovascolari.
Siamo partiti dalla prevenzione per arrivare alla cura: cosa è importante sottolineare?
Il fattore tempo: non è mai troppo tardi per la prevenzione. Ma prima si comincia, meglio è. Una vita lunga e in salute si costruisce prendendosi cura di sé quanto prima, se possibile prima che comincino a verificarsi i danni dell’età e agli inevitabili fattori di rischio a cui ognuno di noi può essere esposto. Idealmente, dunque, le donne dovrebbero cominciare ad occuparsi di sé stesse nel periodo infantile, con particolare attenzione durante il periodo periconcezionale, il tempo che intercorre tra il momento in cui sono programmano una gravidanza, e l’eventuale gravidanza, pensando non solo al loro stesso benessere ma anche a quello del feto e dell’ adulto che diventerà” spezzando quella trasmissione transgenerazionale alla base dell’aumento che stiamo osservando delle malattie cronico-degenerativo.
Hellas Cena, Prorettore alla Terza Missione presso l’Università degli Studi di Pavia, è Medico Chirurgo, Specializzato in Scienza dell’Alimentazione, responsabile del Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica, Università di Pavia nonché dell’Unità di Nutrizione Clinica e Dietetica, ICS Maugeri I.R.C.C.S. dove svolge attività clinico assistenziale.
Si interessa dell’interazione tra la nutrizione, stile di vita e salute per la prevenzione e il trattamento delle malattie cronico-degenerative e dei disturbi dell’alimentazione, con particolare attenzione al genere femminile.
Responsabile di numerosi progetti finanziati, autrice di numerosi articoli scientifici, coordinatore di 2 Master Universitari, Presidente di ANSiSA, visiting Professor all’Università di Harvard, membro del FOCAL POINT Italiano EFSA. Membro del Comitato Scientifico dell’Italian Institue of Planetary Health e del comitato scientifico del CREA, Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.