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Così l’infiammazione acuta diventa cronica

Articolo di SoLongevity Research
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Siamo abituati a pensare all’invecchiamento come causa di molte malattie. Eppure in diversi casi sono le malattie stesse, più precisamente l’infiammazione che le sottende, ad accelerare l’invecchiamento. 

Infiammazione, un processo salvavita

L’infiammazione è in realtà importantissima per la nostra sopravvivenza: è il meccanismo di difesa principale con cui il sistema immunitario, nella maggior parte dei casi, risolve le infezioni creando un ambiente ostile alla diffusione dell’”intruso” e spazzando via le parti di tessuto che sono state danneggiate. Una volta sconfitto il nemico, l’infiammazione in genere si attenua e l’organismo si avvia verso la guarigione.

I tre meccanismi che rendono cronica l’infiammazione

Tuttavia ci sono casi in cui questo non avviene e l’infiammazione diventa cronica. I motivi possono essere diversi. Può accadere che tutte le azioni messe in campo dal sistema immunitario non siano sufficienti a eliminare gli agenti patogeni, che possono nascondersi nei tessuti perpetuando l’infiammazione. 

Altre volte lo stato infiammatorio è alimentato senza un reale motivo del sistema immunitario, che, spesso per una predisposizione genetica, commette un errore di calibrazione e comincia a riconoscere come estranea una parte dell’organismo, per esempio le articolazioni o l’intestino: è così che si innescano le malattie autoimmuni. Altre volte ancora sono alcune sostanze o comportamenti che concorrono a mantenere attiva l’infiammazione e a cronicizzarla, alterando specifici processi metabolici e gli equilibri ad essi connessi: ne sono esempi noti il fumo, la sedentarietà, il junk food e certi alimenti, come quelli raffinati. 

Da meccanismo salvavita, l’infiammazione può cronicizzare e contribuire ad accelerare l’invecchiamento

Come combattere l’infiammazione cronica

Secondo gli esperti dell’Harvard Medical School di Boston, è possibile combattere l’infiammazione cronica con 7 mosse:

  1. Attraverso la scelta di alimenti in grado di abbassare l’infiammazione
  2. Attraverso l’esercizio aerobico, che deve essere eseguito nella giusta misura: né troppo poco né troppo, perché anche troppa attività fisica prova una risposta infiammatoria
  3. Riducendo il grasso addominale
  4. Attraverso il sonno, che quando non è adeguato facilita l’infiammazione
  5. Smettendo di fumare (se si fuma), servendosi dell’aiuto di programmi specializzati
  6. Limitando il consumo di alcolici
  7. Imparando ad abbassare lo stress cronico

L’alimentazione, come si vede, è al primo posto ma – avvertono i medici di Harvard – molte delle cosiddette diete antinfiammatorie non sono basate sulla scienza. Alcuni dati solidi si hanno sul ruolo del microbiota intestinale nel modulare l’infiammazione. Proprio su questo argomento, di recente un gruppo di ricercatori della Stanford School of Medicine ha condotto un piccolo studio pubblicato su Cell: è stato indagato l’effetto di due tipi di diete, una ad alto contenuto di fibre e una ad alto contenuto di alimenti fermentati. I dati preliminari mostrano che quest’ultimo tipo di dieta sembra aumentare la diversità del microbiota e diminuire i livelli di 19 proteine infiammatorie, tra cui l’interleuchina-6.

 

L’incapacità del sistema immunitario di debellare l’infezione, la predisposizione genetica, ma anche l’abitudine al fumo, l’abuso di alcol e le scelte alimentari scorrette possono cronicizzare l’infiammazione

Il killer silenzioso

Copertina di TIME

L’infiammazione cronica già nel 2004 era stata soprannominata dal Time “The secret killer”. A differenza dell’infiammazione acuta, infatti, l’infiammazione cronica è spesso silenziosa: nessun dolore o sintomo evidente a segnalare la presenza di un problema, ma più spesso le manifestazioni – generali o localizzate – sono aspecifiche: stanchezza, dolori muscolari e articolari, ansia e depressione, problemi gastrointestinali, mal di testa, annebbiamento mentale.

L’appellativo di “killer” non è eccessivo: se non riconosciuta, col tempo l’infiammazione cronica predispone proprio a quelle malattie considerate tipiche dell’invecchiamento.

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