Il rischio cardivascolare
Il rischio cardiovascolare spesso è considerato anche dai medici una prerogativa quasi esclusivamente maschile. I dati, però, ci dicono che questa è solo parte della storia, che tralascia l’altra metà della popolazione: le donne. Anche per loro, infatti, le malattie cardiovascolari rappresentano un rischio, specialmente dopo la menopausa. Le malattie cardio e neurovascolari sono la prima causa di morte e di invalidità al mondo. In Italia nel 2018 sono state responsabili del 34,8% di tutti i decessi e, a differenza di quanto creduto dall’opinione pubblica, uccidono più le donne degli uomini. La mortalità tra le donne è stimata attorno al 37,7% mentre quella tra gli uomini è del 31,7%. Ci sono alcune ragioni specifiche per cui questo accade, alcune legate alle differenze biologiche fra i due sessi, e altre legate alla mancanza di informazione.
Negli uomini, il rischio è fin da giovani
Esiste, innanzitutto, uno scarto importante tra uomini e donne rispetto al momento in cui il rischio cardiovascolare diventa importante. Gli uomini, in genere, sviluppano problemi circolatori prima delle donne. Le placche aterosclerotiche cominciano a formarsi attorno ai 30 anni e nel tempo aumentano in modo proporzionale all’entità degli altri fattori di rischio, come il fumo, l’ipertensione, il diabete, l’ipercolesterolemia, e così via. La fascia di età più critica per gli uomini è tra i 40 e i 70 anni.
L’infarto è purtroppo noto anche come “la malattia che rende vedove”: un appellativo sbagliato che rafforza l’idea che le malattie cardiovascolari siano solo maschili
Quando aumenta il rischio nelle donne
La comparsa di malattie cardiovascolari nelle donne si presenta con un ritardo di almeno 10 anni rispetto agli uomini. Le donne in età fertile, infatti, sono protette dal rischio dall’azione degli estrogeni. Con la menopausa la produzione di ormoni crolla, la pressione arteriosa si alza così come i livelli di lipidi e glucosio nel sangue, e la proporzione fra massa magra e massa grassa si altera. Dopo i 65 anni, in sostanza, il rischio cardiovascolare è del tutto paragonabile a quello dei coetanei uomini. E anzi, il rischio di eventi cerebrovascolari come l’ictus è addirittura superiore. Gli studi hanno inoltre rilevato che le donne tendono ad avere meno eventi cardiovascolari, ma più gravi. La sintomatologia, poi, è diversa: molto spesso nelle donne il dolore tipico associato all’infarto (al petto e al braccio) manca, mentre prevalgono sintomi più insoliti come nausea, vomito, dolore alla schiena e mancanza di respiro. Sintomi che, nella maggior parte dei casi, vengono confusi con altri disturbi e causano un arrivo tardivo in ospedale. Per questo nelle donne le probabilità di sopravvivenza diminuiscono e la mortalità è più alta. Inoltre, molti casi di morte improvvisa per eventi cardiovascolari nelle donne non sono anticipati da nessuna avvisaglia
La mancanza di conoscenza dei segnali dell’infarto tipici del sesso femminile contribuisce all’arrivo tardivo in pronto soccorso e alla maggior probabilità di invalidità e morte
Informare per prevenire
Insomma, è una falsa credenza che le patologie cardiovascolari siano prerogativa del genere maschile. Sebbene oggi, grazie ai dati prodotti a partire dagli anni Novanta negli studi epidemiologici di genere, l’attenzione sia più alta, la sottovalutazione del rischio vascolare nelle donne è ancora una realtà. Questo retaggio condiziona sia le donne stesse sia medici e altri professionisti sanitari, che non percepiscono le problematiche cardiovascolari come una priorità del genere femminile. Nelle malattie cardiovascolari, molto più che in altre patologie, la prevenzione e lo stile di vita giocano un ruolo determinante, e l’idea che vi sia un’età giusta per prevenire è sbagliata. Secondo alcune ricerche, le donne ricevono meno informazioni da parte dei medici su come mantenere in salute cuore e vasi sanguigni e sull’importanza di adottare uno stile di vita sano, soprattutto dopo la menopausa. I controlli della pressione arteriosa e degli altri indicatori del rischio cardiovascolari vengono iniziati tardi, così come eventuali terapie farmacologiche.