Piccole perdite di memoria, brevi alterazioni nella percezione visiva o dello spazio: sono questi alcuni dei sintomi del cosiddetto Mild Cognitive Impairment (MCI), una forma iniziale di declino cognitivo che non compromette l’indipendenza di chi ne è affetto, ma che genera comunque sintomi riconoscibili sia dal paziente che dai familiari. Non sempre è così, ma il MCI può in alcuni casi precedere lo sviluppo di forme più gravi di demenza. Uno studio pubblicato su Jama Network Open ha analizzato l’effetto della combinazione di diversi tipi di intervento – esercizio fisico, allenamento cognitivo e integrazione di vitamina D – su un totale di 175 pazienti affetti da MCI. Mentre la supplementazione di vitamina D non ha mostrato effetti particolari, la combinazione dell’allenamento fisico e di quello cognitivo ha avuto effetti positivi, riscontrabili anche a distanza di un anno, sulle funzioni cognitive dei partecipanti.
Lo studio
Il gruppo di ricerca ha coinvolto un totale di 175 partecipanti di nazionalità canadese di età compresa fra i 65 e gli 84 anni, tutti affetti da MCI. I partecipanti sono poi stati suddivisi in modo casuale in cinque gruppi e sottoposti a diversi tipi di trattamento per un periodo di 20 settimane. Il gruppo uno ha ricevuto quello che gli autori dello studio definiscono “intervento multi-dominio”, costituito da esercizio fisico (sia aerobico che di resistenza), esercizi cognitivi con livello di difficoltà progressivo da eseguire attraverso un apposito programma installato su un tablet, e l’assunzione di 10mila UI (Unità Internazionali) di vitamina D tre volte a settimana. I pazienti facenti parte degli altri quattro gruppi hanno ricevuto trattamenti simili, in cui però uno o più dei vari tipi di intervento sono stati sostituiti dal corrispondente placebo.
I risultati
Le analisi hanno mostrato un miglioramento cognitivo soprattutto nei gruppi di partecipanti che sono stati sottoposti sia ad allenamento cognitivo che ad allenamento fisico. L’assunzione di vitamina D, invece, non ha mostrato alcun effetto.
La funzionalità cognitiva dei pazienti è stata misurata attraverso il cosiddetto Alzheimer Disease Assessment Scale Cognitive 13 (ADAS-Cog-13), costituito da 13 test cognitivi pensati per valutare diversi aspetti della funzionalità cerebrale. Il punteggio che si può ottenere va da un minimo di zero a un massimo di 85, e punteggi più alti corrispondono a una minore funzionalità cognitiva.
Nel dettaglio, le persone facenti parte dei gruppi sottoposti a sessioni di allenamento fisico hanno ottenuto uno score di 1.79 punti più basso (mostrando quindi migliori funzioni cognitive) rispetto al gruppo che non ha svolto vera e propria attività fisica ma solo esercizi di equilibrio. Come anticipato, però, i risultati migliori sono stati ottenuti dalla combinazione di allenamento fisico e training cognitivo: i partecipanti dei gruppi esposti a questo tipo di intervento combinato hanno ottenuto mediamente un punteggio di 1.45 punti più basso rispetto a chi ha praticato solo l’esercizio fisico e non l’allenamento cognitivo.