La presenza nel sangue di livelli più elevati di tre carotenoidi – luteina, zeaxantina e criptoxantina – in persone di mezza età risultano associati a un minor rischio di sviluppare una forma di demenza negli anni. Lo studio su Neurology
Di cosa parla questo articolo
- Numerose ricerche mostrano che gli antiossidanti possono contrastare la neurodegenerazione
- Uno studio recente pubblicato su Neurology mostra che la presenza nel sangue di elevati livelli dei carotenoidi luteina, zeaxantina e criptoxantina sono correlati a un rischio inferiore di sviluppare demenza
- Serviranno ulteriori ricerche per stabilire se la loro supplementazione possa avere un ruolo nella prevenzione di queste condizioni, tra cui l’Alzheimer
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Cosa è stato scoperto?
Alcuni antiossidanti potrebbero giocare un ruolo importante contro la demenza. Un gruppo di ricerca statunitense, di cui fa parte il National Institute of Aging, ha infatti mostrato che nella mezza età più alti livelli nel sangue di alcuni antiossidanti sono associati a un minore rischio di sviluppare in futuro una delle varie forme di demenza, fra cui l’Alzheimer. Le sostanze in questione sono tre carotenoidi – luteina, zeaxantina e criptoxantina – e i risultati dello studio sono pubblicati su Neurology.
Che ruolo hanno gli antiossidanti?
Gli antiossidanti contrastano la formazione dei radicali dell’ossigeno, ovvero i radicali liberiUn radicale libero è una molecola o un atomo particolarmente reattivo che contiene almeno un elettrone spaiato nel suo orbitale più esterno. A causa di questa caratteristica chimica, i radicali liberi sono altamente instabili e cercano di tornare all'equilibrio rubando all'atomo vicino l'elettrone necessario per pareggiare la propria carica elettromagnetica. Questo meccanismo dà origine a nuove molecole instabili, innescando una reazione a catena che, se non viene arrestata in tempo, finisce col danneggiare le strutture cellulari ed i processi metabolici.. Questi sottoprodotti chimici possono essere pericolosi perché sono alla base di processi degenerativi e di eventuali danni cellulari, che a loro volta possono portare allo sviluppo di numerose patologie. Diverse ricerche suggeriscono che gli antiossidanti hanno un ruolo protettivo nei confronti della neurodegenerazione. In questa cornice, oggi i ricercatori statunitensi hanno voluto studiare la possibile relazione fra i livelli di alcune specifiche molecole nel nostro organismo e il rischio di demenze.
Gli antiossidanti possono avere un ruolo protettivo nei confronti dei processi neurodegenerativi
Come è stato condotto lo studio?
Gli autori hanno coinvolto quasi 8mila partecipanti dai 45 anni in su, sottoposti a controllo clinico generale e alla misurazione di alcuni antiossidanti nel sangue. A partire da questo primo test, il periodo di osservazione è durato in media 16 anni.
Alcuni alimenti contenenti i carotenoidi indagati nello studio: luteina, zeaxantina e criptoxantina
All’interno del gruppo, l’incidenza dei casi di tutte le forme demenza rilevata durante l’intero arco dello studio è risultata più bassa per le persone che presentavano livelli più alti di luteina e zeaxantina considerate insieme. Anche la beta-criptoxantina (o semplicemente criptoxantina) è risultata potenzialmente protettiva, considerata anche singolarmente: di nuovo, infatti, all’aumentare del livello nel sangue della sostanza risultava ridotto il rischio di demenza.
Livelli più elevati di luteina, zeaxantina e criptoxantina sono risultati correlati a un minor rischio di demenza
Dove si trovano questi antiossidanti?
Luteina e zeaxantina sono contenute in verdure verdi quali il cavolo, i broccoli, gli spinaci, i piselli e verdure a foglia larga, mentre la criptoxantina si trova principalmente in alcuni frutti, quali arancia, papaya, mandarini, cachi. Ma per quanto riguarda una eventuale integrazione? “Sono necessari altri studi per valutare se una supplementazione con questi antiossidanti possa proteggere dalla demenza”, ha commentato una delle autrici della ricerca, May A. Beydoun dei National Institutes of Health statunitensi, ricordando che “riuscire a prolungare le performance cognitive è una sfida per la salute pubblica”. Questo vale oltreoceano come in Italia, dove attualmente vivono più di un milione di persone colpite da demenza (secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità), di cui 600mila colpite da Alzheimer.