Numerosi studi scientifici hanno messo in evidenza il fatto che la massima quantità di ossigeno che un individuo può utilizzare durante un esercizio fisico intenso – un parametro chiamato VO2 max – è inversamente correlato con la mortalità. In sostanza questo significa che una buona capacità cardiorespiratoria è associata a un rischio più basso di decesso. E i risultati di uno studio pubblicato su Journal of the American College of Cardiology, che ha coinvolto più di 4mila partecipanti seguiti per una media di ben 24 anni, sembrano confermare questa correlazione inversa.
Come misurare la fitness cardiorespiratoria: il VO2 max e il test CPET (o CPX)
Uno dei parametri utilizzati per valutare la capacità cardiorespiratoria, come anticipato, è il VO2 max (in millilitri per chilogrammo di peso) raggiungibile durante un’attività alla massima intensità possibile. Un valore elevato indica in generale una buona fitness cardio-respiratoria, intesa come la capacità del sistema cardiovascolare e respiratorio di fornire ossigeno ai muscoli durante l’attività fisica prolungata e di alta intensità, e della capacità di questi ultimi di utilizzare l’ossigeno per produrre energia.
Il modo più preciso per misurare il VO2 max è attraverso il cosiddetto “test da sforzo cardiopolmonare” (CPET) – in inglese cardiopulmonary exercise o CPX – utilizzato dagli autori dello studio. Quest’ultimo consiste in un esercizio fisico di intensità crescente, durante il quale vengono misurati diversi parametri fisiologici e metabolici, fra cui il consumo di ossigeno e l’emissione di anidride carbonica attraverso la respirazione.
SoLongevity Clinic
Lo studio
Alla ricerca hanno partecipato un totale di 4.137 adulti che si sono dichiarati sani, di cui 2.326 uomini e 1.811 donne, di età media pari a poco meno di 43 anni. All’inizio dello studio tutti i partecipanti sono stati sottoposti al test CPX. Ciascun partecipante è stato poi seguito fino all’età di 49 anni (o al decesso, se avvenuto prima). Come anticipato, una scarsa capacità cardiorespiratoria è risultata essere associata a un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause (valutate complessivamente) e anche, specificamente, per malattie cardiovascolari e per cancro. Inoltre, l’aumento della fitness cardio-respiratoria è risultato essere associato a una riduzione dell’11,6%, del 16% e del 14% della mortalità per tutte le cause, per malattie cardiovascolari e per cancro rispettivamente.
Come migliorare il VO2 max
Come abbiamo visto, il VO2 max riflette la capacità cardiorespiratoria, che a sua volta è un importante parametro di misura anche per la salute globale. Ma come possiamo agire su questo fattore per mantenerci in forma e promuovere la nostra salute? “L’esercizio aerobico regolare è sicuramente un buon alleato su questo fronte – spiega Alberto Cerasari, Specialista in Medicina dello Sport, direttore sanitario e Longevity Doctor di SoLongevity – L’attività fisica può migliorare il numero e soprattutto l’efficienza con cui i nostri mitocondri producono energia. Un tipo di allenamento aerobico particolarmente efficace in questo senso è l’allenamento in ‘zona 2’, che consiste nell’esercitarsi mantenendo la frequenza cardiaca tra il 60 ed il 75% del massimale teorico per età, corrispondente a un’attività che consente ancora una respirazione nasale senza necessità di respirare con la bocca. A tale pratica si possono alternare poi attività a più alta intensità vicino al massimale. Una delle pratiche utilizzate anche per chi ha poco tempo a disposizione – conclude l’esperto – è la cosiddetta attività ad intervalli ad alta intensità (HIIT), che comprende fasi ad alto carico e periodi di recupero a più bassa intensità”.
Il test da sforzo cardiopolmonare per misurare il VO2 max è tra gli esami eseguiti nella SoLongevity Clinic e in particolare nei check up dello Sport Longevity Hub.