Quanto siamo a rischio di malattie croniche? Più che l’età anagrafica conta l’età del sistema immunitario. Un gruppo di ricerca dell’Università di Stanford e del Buck Institute for Research on Aging ha sviluppato uno strumento per stimare la nostra età immunitaria, un “orologio infiammatorio”, che si basa su una serie di parametri dell’infiammazione legata all’invecchiamento. Ottenuto grazie a un algoritmo di intelligenza artificiale, il nuovo orologio si chiama iAge ed è stato presentato in un lavoro pubblicato su Nature Aging.
Studiare il sistema immunitario
I ricercatori hanno studiato le analisi del sangue di circa 1000 volontari di varie età, fra cui molti anziani, partecipanti al progetto Immunome. Le analisi, svolte nel 2010, valutavano i livelli di alcune citochineLe citochine sono proteine di piccole dimensioni prodotte dal sistema immunitario, che si legano a specifici recettori presenti sulla membrana e comunicano alla cellula un'istruzione specifica come, ad esempio, lo stimolo a crescere, oppure a differenziarsi o ancora l'ordine di morire. Vengono prodotte da diversi tipi di cellule e, una volta liberate nell'organismo, inducono specifiche reazioni nelle cellule adiacenti (effetto paracrino), in altre molto lontane (effetto endocrino) oppure in quelle che le hanno create (effetto autocrino)., cioè molecole prodotte quando c’è un’infiammazione (le stesse generate eccessivamente anche nei pazienti con Covid-19 grave). Fra i parametri si stimava anche la concentrazione di diversi tipi di cellule immunitarie e l’attività complessiva di migliaia di geni all’interno di queste cellule.
L’orologio infiammatorio si basa su una serie di parametri dell’infiammazione legata all’invecchiamento
L’obiettivo era quantificare l’infiammazione, un’infiammazione non buona che tende ad aumentare nel tempo e che non è necessariamente allineata all’età anagrafica. Successivamente gli autori hanno confrontato i valori del sangue raccolti anni prima con alcuni parametri dello stato di salute, la presenza di patologie, e hanno esaminato l’impatto dell’infiammazione sulla mortalità, validando i risultati con quelli di dati provenienti da altri campioni in corso di studio. Inoltre hanno anche inserito i dati di uno studio in corso a Bologna, che include un gruppo di persone eccezionalmente longeve.