Esposoma, la definizione
Il concetto di esposoma è stato proposto per la prima volta nel 2005 da Christopher Paul Wild, epidemiologo molecolare che, tra i diversi incarichi, ha diretto fino al 2018 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) di Lione. Sotto questo termine Wild ha voluto racchiudere tutti i fattori ambientali a cui siamo esposti fin dalle primissime fasi di sviluppo, anche prima della nascita.
All’interno dell’esposoma si trovano tre domini sovrapposti:
un ambiente esterno generale (ad es. l’ambiente urbano, il clima, le condizioni sociali, lo stress, il rumore, la luce artificiale);
un ambiente esterno specifico (ad es. i contaminanti chimici, la dieta, l’attività fisica, l’uso di tabacco, le infezioni);
un ambiente interno (ad es. i fattori metabolici, il microbioma intestinale, l’infiammazione, lo stress ossidativo).
L’esposoma è quindi un sistema dinamico che continua a variare nell’ambiente esterno ed interno, durante l’intero corso della vita.
Esposoma e genetica
Il Progetto Genoma Umano ha cambiato il modo in cui comprendiamo le malattie, aiutato a prevenirle e a curarle meglio. Oggi però sappiamo che solo il 10% delle malattie è dovuto alla genetica, mentre il resto è influenzato dall’ambiente. Gli stimoli, infatti, interagiscono con le caratteristiche genetiche proprie di ogni essere umano, influenzandone l’espressione durante tutta la vita (attraverso meccanismo chiamati epigenetici). I fattori ambientali, che includono sia le sostanze con cui veniamo in contatto sia i comportamenti legati allo stile di vita, determinano, quindi, lo stato di salute e il rischio di malattie croniche, tra cui le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie respiratorie.
• sono proteine con proprietà enzimatiche
• regolano i processi metabolici legati alla resistenza insulinica
• possiedono un controllo sull'immunità
• hanno un ruolo fondamentale nell'epigenetica
• sono coinvolte nelle difese verso le malattie tumorali
, le proteine della longevità.
Esposoma e invecchiamento
Il concetto di esposoma offre quindi la possibilità di integrare i dati sulla componente ambientale nell’eziologia delle malattie legate all’invecchiamento, per migliorare la nostra comprensione dei fattori predittori, di rischio e protettivi di patologie croniche complesse e multifattoriali. Se pensiamo, ad esempio, all’invecchiamento cuteneo, un fattore determinante che rientra nell’esposoma sono i raggi UV.
Misurare l’esposoma
Un fattore chiave per comprendere l’esposoma è la capacità di misurare accuratamente le esposizioni esterne ed interne e i loro effetti sulla salute. Per analizzare le esposizioni ad un ambiente esterno specifico si utilizzano questionari, supportati da app per smartphone che fungono da diario dei consumi o da sensori per l’attività fisica e di geolocalizzazione. Le esposizioni all’ambiente esterno generale, invece, sono valutate a livello di comunità mediante metodi di rilevazioni ambientali. Le tecniche omiche molecolari sono sicuramente lo strumento migliore per studiare l’insieme di molecole e i loro effetti sui profili di espressione genica (trascrittomica ed epigenomica). Molte evidenze scientifiche mostrano che alcune modifiche epigenetiche (metilazione e miRNA) sono causate dall’esposizione a sostanze tossiche o stress ambientali. La speranza è di trovare un pattern (cioè uno schema) unico che possa caratterizzare l’intero esposoma, per comprendere meglio le basi molecolari legate ad alcune patologie. La sfida del prossimo futuro è mettere a punto strumenti per gestire enormi quantità di dati che devono essere archiviati, analizzati e interpretati. Una sempre maggiore comprensione dell’esposoma porterà a sviluppare strategie di prevenzione e per la longevità in salute, per migliorare le politiche per la salute.