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Biohacking, la biologia “fai-da-te”

Articolo di SoLongevity Research
biohacking
Il termine biohacking si usa per indicare pratiche volte a gestire o modificare fattori ambientali e stile di vita, al fine di influenzare la propria biologia

Di cosa parla questo articolo

  • Le pratiche di biohacking sono finalizzate al miglioramento delle prestazioni fisiche e mentali e della longevità
  • Molte forme di biohacking si appoggiano su diversi tipi di tecnologia per raggiungere il proprio scopo
  • Alcune pratiche di biohacking sono consolidate e supportate da prove scientifiche, altre invece non hanno ancora prodotto evidenze convincenti

 

Che cos’è il biohacking?

Con il termine biohacking si intendono quelle pratiche volte a “hackerare” la propria biologia per perseguire salute e benessere, migliorare le prestazioni fisiche e mentali, prevenire e rallentare l’invecchiamento aumentando la longevità.

Quali forme di biohacking esistono?

Le pratiche raccolte sotto il cappello “biohacking” sono moltissime, alcune più conosciute di altre, ma tutte hanno in comune la gestione o la modifica di fattori ambientali e stile di vita per esercitare un controllo sulla propria biologia, migliorandola o potenziandola.

Il digiuno intermittente (un regime alimentare che alterna pasti a orari stabiliti con periodi prolungati di astensione dal cibo, per ottenere vantaggi che vanno dalla perdita di peso alla riduzione della pressione sanguigna e del ritmo cardiaco, all’abbassamento del grado di infiammazione), per esempio, è considerata una forma di biohacking, così come alcuni tipi di meditazione.

Ci sono poi pratiche di biohacking che si appoggiano su varie forme di tecnologia: dai comuni smartwatch e fitbit per acquisire dati e di conseguenza apportare miglioramenti al proprio stile di vita, al ricorso a strumenti esterni – come integratori alimentari, sauna e criosauna – che mimano artificialmente stress come la restrizione calorica, l’esercizio fisico o gli sbalzi termici per stimolare i percorsi cellulari atti a rispondere all’alterazione dell’omeostasi e renderli più efficienti.

Una forma particolare di biohacking è detta grinder e consiste nell’impianto di dispositivi nel proprio corpo. Anche in questo caso esiste un ampio range di pratiche, dalle più convenzionali e dall’utilità comprovata (per esempio sensori che misurano la concentrazione di glucosio nel sangue) a quelle “più estreme” che prevedono l’impianto di chip per diverse applicazioni non necessariamente associate alla salute.

I benefici del biohacking sono supportati da prove scientifiche?

Dal momento che il biohacking comprende una vasta gamma di pratiche, non è possibile generalizzare. Ci sono protocolli sicuri e dai benefici comprovati scientificamente, per esempio il digiuno intermittente o i programmi di integrazione alimentare disegnati sulle caratteristiche, necessità e obiettivi di ciascuna persona. Per altre forme, invece, i possibili vantaggi non sono ancora supportati da prove scientifiche solide. Altre ancora potrebbero essere addirittura dannose.

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