Non solo prostata. Serve una valutazione completa della salute maschile, soprattutto oltre i 50 anni

L’intervista a Alberto Gheza, urologo e andrologo

Articolo di SoLongevity Research
Array
prostata
Ancora oggi la salute maschile è circondata da tabù e poca volontà di affrontare e risolvere i problemi, specialmente quando si parla di sessualità e apparato urogenitale. Gli uomini, spesso, si rivolgono ad amici, alla rete o alla compagna prima di cercare il parere di un medico. Tuttavia, per chi desidera investire sulla propria longevità […]

Di cosa parla questo articolo

  • La salute maschile merita attenzione a ogni età: a 18-20 anni si consiglia il primo check-up andrologico, a 30-35 un controllo anche della fertilità, mentre superati i 50 anni bisogna valutare i cambiamenti prostatici e essere informati sui sintomi a cui fare attenzione.
  • La prevenzione è fondamentale per mantenere a lungo la salute urogenitale e la qualità della vita sessuale: lo stile di vita fa la differenza.
  • Quando emergono problemi ci sono diverse strategie di intervento: dai farmaci agli integratori, dalla chirurgia laser alle onde d’urto a bassa intensità.

Ancora oggi la salute maschile è circondata da tabù e poca volontà di affrontare e risolvere i problemi, specialmente quando si parla di sessualità e apparato urogenitale. Gli uomini, spesso, si rivolgono ad amici, alla rete o alla compagna prima di cercare il parere di un medico. Tuttavia, per chi desidera investire sulla propria longevità e benessere generale, un approccio proattivo alla salute urologica e andrologica è fondamentale, soprattutto superata la soglia dei 50 anni. Ecco perché SoLongevity ha voluto inserire in due dei programmi di Age360° Longevity CheckUp (Ultimate CheckUp e CheckUp Fisiologico) la visita urologica.

Age360 Ultimate Checkup

La salute dell'apparato urogenitale è strettamente connessa agli altri sistemi che governano il nostro organismo, come quello cardiovascolare. AGE360° Ultimate Checkup nasce per ottenere la visione più completa e comprensibile del proprio stato di salute e di invecchiamento biologico, in tutte le sue componenti.
Vai alla pagina

Dell’importanza di un inquadramento completo, che includa la salute della prostata e oltre, ne parla in questa intervista Alberto Gheza, medico chirurgo specializzato in urologia e andrologia e consulente sessuale.

Dott. Gheza, quand’è che un uomo dovrebbe rivolgersi a un medico andrologo?

Bisogna fare un primo distinguo tra prevenzione e trattamento di condizioni cliniche.

Per quanto riguarda la prevenzione i momenti della vita in cui un maschio apparentemente sano dovrebbe effettuare una visita andrologica sono tre: tra i 18 e i 20 anni, verso i 30-35 anni e compiuti i 50 anni.

Il primo check-up, quello che una volta veniva eseguito durante la visita per la leva militare, serve per appurare che sia tutto in ordine e non ci siano condizioni che, se trascurate, potrebbero impattare sulla vita sessuale e sulla fertilità; inoltre l’incontro può servire per porre domande sulla contraccezione e sulla prevenzione di malattie a trasmissione sessuale. Durante la visita a 30-35 anni, invece, si appura lo stato di salute, si controllano eventuali condizioni riscontrate in precedenza (come un varicocele) e si valuta lo stile di vita ricevendo consigli sulle buone abitudini e avvertimenti sull’impatto che quelle cattive possono avere sulla fertilità, sulla prostata e sull’apparato escretore. Infine, dopo i 50 anni i cambiamenti prostatici sono quasi inevitabili, per cui è bene valutare le condizioni dell’organo ed essere informati sui sintomi a cui fare attenzione.

Nel caso in cui, invece, si presentino disturbi o cambiamenti connessi alla minzione, ai genitali o all’attività sessuale, è sempre bene rivolgersi allo specialista.

Perché dopo i 50 anni è quasi d’obbligo una visita andrologica?

Perché, man mano che l’età avanza, uno degli organi di maggior interesse per la salute del maschio è la prostata, la ghiandola che si trova sotto la vescica, davanti al retto, che serve a produrre e immagazzinare il liquido seminale. Questa con il passare degli anni si ingrossa – un processo, quello dell’ipertrofia, considerato quasi fisiologico, ma che può essere accentuato, per esempio, da uno stile di vita sedentario o dall’abitudine al consumo di alcolici o a trattenere lo stimolo a urinare. Tutte cose che possono rendere la prostata soggetta a infiammazioni (anche prima dei 50 anni), avere un impatto sulla vita sessuale e aumentare il rischio di tumori. In più, siamo tutti diversi e diverse sono anche le prostate: l’aumento di volume può avere ripercussioni a differenti livelli, dall’uretra alla vescica, causando sintomi anche molto vari.

Quali sono i principali sintomi che dovrebbero portare a una visita andrologica?

Tra i sintomi da non sottovalutare e che richiedono una visita specialistica ci sono la difficoltà a urinare – da un getto minzionale debole al blocco, anche se in quest’ultimo caso si tratta di un’urgenza clinica -, la necessità di urinare frequentemente anche di notte, la comparsa di urgenza minzionale, il bruciore alla minzione, l’incontinenza urinaria. Procrastinare un controllo può comportare la cronicizzazione e rendere la soluzione più difficile. Per quanto riguarda il rischio di tumore prostatico, il più frequente nel maschio over-50, è importante valutare la familiarità: se in famiglia ci sono stati casi, è bene non rimandare esami (in primis il dosaggio del PSA con un prelievo di sangue) e controlli, che anzi andrebbero iniziati già dai 40 anni.

Quali sono le regole d’oro per la prevenzione urologica e prostatica?

Molti disturbi, sia urologici che sessuali, sono frutto di una problematica cumulativa, spesso legata a cattive abitudini. Modificare il proprio stile di vita è importante in ottica di prevenzione e si affianca a eventuali terapie in caso di condizioni cliniche.

Per prevenire disturbi prostatici (e non solo) si consiglia un’idratazione adeguata. La scarsa idratazione, infatti, è molto comune e porta alla concentrazione di sostanze tossiche nelle urine, irritando la vescica e di conseguenza la prostata. Bisognerebbe bere regolarmente, non solo durante i pasti. Sempre per evitare di irritare vescica, vie escretrici e la prostata è fondamentale non trattenere lo stimolo a urinare. Un’altra abitudine protettiva è aumentare il movimento. Stare troppo tempo seduti non è salutare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia di alzarsi qualche minuto ogni mezz’ora. Se si lavora seduti o si sta molto in macchina, un cuscino a ciambella può aiutare ad alleggerire la pressione diretta sulla prostata, ma la cosa migliore da fare sarebbe comunque potersi alzare e magari fare una tappa in bagno. Anche la dieta può fare la differenza: quantità eccessive di caffè, cibi piccanti e crostacei possono infiammare la vescica e la prostata, mentre un’alimentazione ricca di verdure a foglia verde e alimenti antiossidanti è raccomandata. Alcol e fumo sono pessime abitudini per la vescica e la prostata, e per la salute in generale. Il fumo di sigaretta, in particolare, è un fattore di rischio importante per i tumori vescicali e renali, poiché i prodotti nocivi si accumulano costantemente nelle urine. Agiscono in modo cumulativo, tant’è che, a differenza che per i polmoni, il rischio di cancro vescicale non diminuisce una volta smesso di fumare.

Ci sono sport più indicati? E quelli invece sconsigliati?

Ci sono attività sportive meno indicate di altre, soprattutto se praticate ad alta intensità. Per un uomo che passa la maggior parte del tempo seduto, per esempio, il ciclismo non è l’attività fisica migliore per l’apparato urogenitale: si sta seduti anche per ore, bevendo poco e svuotando di rado la vescica. A chi è capitato di stare per molto tempo in sella a una bicicletta si sarà accorto che cambia la sensibilità pelvica e lo stimolo urinario è molto diverso. Anche il sollevamento pesi può essere deleterio se impatta molto sulla muscolatura pelvica: nella donna può dare problemi di incontinenza e nell’uomo può dare dolori testicolari e anche causare un varicocele (cioè una dilatazione delle vene attorno al testicolo) secondario da sforzo fisico. Il modello migliore, invece, è un’attività fisica aerobica moderata, per esempio 30-40 minuti al giorno di camminata veloce: è dimostrato che diminuisce i livelli di stress e permette una migliore ossigenazione dei tessuti. Questo tipo di esercizio è il più indicato anche per la salute sessuale, che a sua volta è connessa a quella cardiovascolare.

Gli esercizi per il pavimento pelvico sono utili?

Nell’uomo allenare la muscolatura pelvica può essere utile per migliorare l’erezione e la durata del rapporto sessuale. Serve anche in certe forme di incontinenza maschile, per esempio quando viene rimossa la prostata. Questo perché nel maschio è la presenza fisica della prostata stessa a rendere rara l’incontinenza da urgenza minzionale o da stress, a differenza che nella donna. L’incontinenza maschile, invece, è molto più spesso dovuta a problemi prostatici, che vanno trattati in altro modo. In ogni caso è doveroso sottolineare che gli esercizi per il pavimento pelvico non vanno improvvisati: non basta vedere un tutorial online, insomma, ma bisogna rivolgersi a un professionista, perché un allenamento sbagliato potrebbe risultare addirittura controproducente. Un professionista, inoltre, sarà in grado di insegnare anche la corretta respirazione, per evitare che si creino dei blocchi. Infine, va detto che esercizi di questo tipo possono essere equiparati a una riabilitazione, per cui per vedere i benefici occorre costanza nella pratica.

Training del respiro

Imparare a respirare in modo corretto apporta benefici anche per la salute urogenitale e l'attività sessuale: aiuta a sciogliere le tensioni e lo stress, a ossigenare meglio i tessuti e supporta la funzione cardiovascolare.
Vai alla pagina

Ha accennato diverse volte al tema della vita sessuale…

Sì, perché è un aspetto del benessere generale, anche oltre i 60 anni, e merita attenzione.

La disfunzione erettile, per esempio, può avere diverse cause, come problemi psicologici e prostatici, ma è anche fortemente connessa alla salute vascolare. Condizioni come diabete, ipertensione e colesterolo alto hanno ripercussioni sulle arterie e rendono i nervi coinvolti nell’erezione meno performanti. Basti pensare che la disfunzione erettile può anticipare un problema cardiovascolare importante anche di 5-10 anni. Per questo motivo, in presenza di squilibri erettili, è sempre consigliabile una valutazione cardiologica. L’attività sessuale regolare (in coppia o individuale), inoltre, è indubbiamente benefica per la quotidianità, la socialità, l’aspetto emotivo e fisico. Mantenere una certa regolarità eiaculatoria è utile per non congestionare la prostata e per dare un feedback positivo all’asse ormonale.

Una volta individuato il problema, come si interviene?

Per i disturbi prostatici esistono diverse strategie.

In base al caso possono essere prescritte terapie farmacologiche, per esempio antinfiammatori o farmaci per l’ipertrofia prostatica. Di questi secondi ne esistono di due tipi: quelli che favoriscono lo svuotamento vescicale e quelli che agiscono a livello ormonale. Tuttavia, alcuni di essi possono dare problemi di eiaculazione. A volte viene impiegato anche il tadalafil, un farmaco che, a basso dosaggio e assunto quotidianamente, migliora sia i sintomi urinari legati all’ipertrofia prostatica sia la funzione erettile.

Esistono poi integratori sviluppati appositamente per il benessere della prostata, la maggior parte a base di Serenoa repens, ma possono contenere anche ortica, curcuma, mirra. Hanno un’azione antinfiammatoria-antiossidante.

Una grande differenza, come abbiamo già detto, deriva dai cambiamenti nel proprio stile di vita: dieta, movimento, addio al fumo, consumo moderato di alcol, idratazione e svuotamento vescicale.

Se l’ingrossamento prostatico non è gestibile farmacologicamente, la chirurgia è il trattamento d’elezione. La tecnologia per l’ipertrofia prostatica è attualmente il laser (olmio, tullio, green laser), che mira a sradicare la parte ingrandita della ghiandola. Esistono anche metodiche mini-invasive (come Rezum o Urolift) che tentano di preservare l’eiaculazione, ma non sempre sono risolutive.

Una relativa novità nel trattamento del dolore pelvico cronico (che una volta si chiamava prostatite cronica) è l’applicazione di onde d’urto a bassa intensità, perché hanno un effetto antinfiammatorio. Oltre a questo, le onde d’urto a bassa intensità agiscono stimolando i vasi sanguigni a lavorare meglio e inducendo la formazione di nuovi (neoangiogenesi). Perciò risultano efficaci anche per la disfunzione erettile su base vascolare e per la componente dolorosa dell’incurvamento penieno dovuto alla formazione di placche calcifiche secondarie a stati infiammatori.

Ultimi articoli pubblicati

Vuoi maggiori informazioni?