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I benefici dell’attività fisica dipendono anche dal sistema immunitario

Articolo di SoLongevity Research
Alcune cellule immunitarie vengono attivate nei muscoli durante l’attività fisica per ridurre l’infiammazione. Potrebbe essere un meccanismo più generale con cui l’esercizio aiuta a promuovere la nostra salute

Di cosa parla questo articolo

  • L’attività fisica ha molti effetti benefici sulla salute
  • Uno studio condotto sui topi ha rivelato che alcune cellule immunitarie vengono attivate nei muscoli durante l’attività fisica per ridurre l’infiammazione
  • Questo potrebbe aiutare a contrastare gli effetti dell’infiammazione non solo nei muscoli, ma più in generale ovunque siano presenti processi infiammatori cronici nell’organismo

L’attività fisica ci protegge da infarti e ictus. Riduce il rischio di diabete. Tiene lontane malattie neurodegenerative come l’Alzheimer. Abbassa il rischio di sviluppare tumori. Come ci riesce? La scienza se lo chiede da tempo, e un nuovo studio della Harvard Medical School ha aggiunto di recente un indizio importante, rivelando un meccanismo molecolare con cui l’attività fisica contribuisce a contrastare l’infiammazione, modulando l’attività di alcune componenti essenziali del nostro sistema immunitario.

Muscoli infiammati per lo sforzo

La ricerca, pubblicata su Science Immunology, è stata effettuata su topi e ha analizzato i processi metabolici che avvengono a livello dei muscoli in seguito ad una sessione di corsa sul tapis roulant, sia in animali allenati sia in esemplari “sedentari” sottoposti ad una sessione di esercizio una tantum. Confrontando i dati raccolti con quelli di animali che non hanno utilizzato il tapis roulant, i ricercatori hanno quindi potuto comprendere meglio gli effetti che hanno lo sforzo fisico e l’esercizio sull’infiammazione, sui meccanismi molecolari che ne inducono la comparsa, e su quelli che ne contrastano, viceversa, gli effetti.

Innanzitutto – cosa già nota da tempo – gli esperimenti hanno evidenziato come in seguito allo sforzo fisico i muscoli producano una risposta infiammatoria, legata ai microscopici danni che subiscono i tessuti muscolari durante un utilizzo vigoroso. Le analisi hanno portato alla luce un aumento nell’attività di geni coinvolti nella regolazione di diversi processi metabolici, e una maggiore presenza di molecole, come l’interferone, che promuovono l’infiammazione.

Al contempo, dopo l’attività fisica, nei muscoli dei topi è stata osservata una maggiore presenza di linfociti T regolatori, un tipo di cellule del sistema immunitario che svolge, tra le altre cose, un ruolo importante nel tenere sotto controllo le risposte infiammatorie. Per i topi allenati, però, queste cellule immunitarie sembrano fare anche di più: a differenza di quanto avveniva negli esemplari sedentari, infatti, la presenza dei linfociti T regolatori negli animali allenati non si limitava a contrastare l’infiammazione, ma è risultata collegata a un miglioramento del metabolismo e delle performance dei muscoli.

Dopo l’attività fisica, nei muscoli dei topi è stata osservata una maggiore presenza di linfociti T regolatori, un tipo di cellule del sistema immunitario che svolge un ruolo importante nel tenere sotto controllo le risposte infiammatorie.

Contrastare gli effetti dell’interferone

Per approfondire le loro indagini, gli autori dello studio hanno fatto quindi ricorso a topi privi di linfociti T regolatori. I tessuti di questi animali hanno rivelato di reagire peggio allo sforzo fisico, mostrando segni maggiori di infiammazione e anomalie metaboliche ai danni dei mitocondri (gli organelli che forniscono energia alle cellule). Gli animali privi di linfociti T regolatori hanno dimostrato inoltre di non riuscire a trarre beneficio come gli esemplari normali dall’allenamento regolare, mostrando una minore capacità aerobica e in generale meno effetti positivi derivanti dall’attività fisica.

Tutti questi effetti negativi legati alla mancanza di linfociti T regolatori sono però spariti quando i ricercatori hanno neutralizzato l’interferone presente nei loro tessuti muscolari. “Il nemico in questo caso è l’interferone – sottolinea Langoston – In assenza dei linfociti T regolatori che ne combattono gli effetti, l’interferone ha dimostrato infatti di produrre danni incontrollati”.

L’aumento di attività dei linfociti T regolatori prodotto dall’attività fisica sembra contrastare gli effetti dell’infiammazione non solo nei muscoli, ma più in generale ovunque siano presenti processi infiammatori cronici nell’organismo.

Secondo gli autori dello studio, i risultati potrebbero indicare che l’aumento di attività dei linfociti T regolatori prodotto dall’attività fisica aiuti a contrastare gli effetti dell’infiammazione non solo nei muscoli, ma più in generale ovunque siano presenti processi infiammatori cronici nell’organismo. Se così fosse, questo boost all’attività del sistema immunitario potrebbe spiegare per quale motivo l’attività fisica risulti così benefica nel contrastare l’insorgenza di malattie croniche come il diabete e i disturbi cardiovascolari. Per esserne sicuri, però, serviranno ulteriori ricerche che analizzino il fenomeno al di fuori dei tessuti muscolari e che confermino questi risultati anche nell’essere umano.

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