Da cosa dipende il rischio di ictus cerebrale?
Tutti sanno che l’età, la pressione alta, il fumo, l’obesità, il diabete ed elevati livelli di colesterolo aumentano le probabilità di ictus cerebrale, importante causa di disabilità e terza causa di morte in Italia. C’è però un altro fattore di rischio, ben noto agli specialisti ma poco conosciuto dalla popolazione: alti livelli nel sangue di un aminoacido chiamato omocisteina, che rappresenta un rischio anche per malattie neurodegenerative e per la fragilità ossea.
Cosa sono l’omocisteina e l’iperomocisteinemia?
L’omocisteina deriva della metionina, un altro aminoacido che si assume con i cibi, e in particolare attraverso carne, uova, latte e legumi. Normalmente, nelle persone sane l’omocisteina si riconverte in metionina o si trasforma in cisteina (un precursore del glutatione) grazie all’acido folico e alle vitamine B6 e B12. In caso di particolari malattie, di mutazione del gene MTHFR o di diete sbilanciate può però accadere che i livelli nel sangue di omocisteina aumentino oltre i valori normali, determinando l’iperomocisteinemia. Questa condizione può essere pericolosa, perché porta a un ispessimento del rivestimento interno delle pareti delle arterie, danneggiandole.
Chi presenta alti livelli di omocisteina, di colesterolo e trigliceridi ha il 40% in più di possibilità di andare incontro ad un ictus rispetto a chi ha valori nella norma
Cosa dimostrano gli studi?
Già nel 2013, uno studio pubblicato su Neural Regeneration Research aveva dimostrato che chi presenta alti livelli di omocisteina, di colesterolo e trigliceridi ha il 40% in più di possibilità di andare incontro ad un ictus rispetto a chi ha valori nella norma, a parità di altri fattori di rischio. Ancora, una metanalisi pubblicata su Stroke nel 2020 mostrava come la correzione della iperomocisteinemia comporti una riduzione del rischio dal 34% al 70%.
Da cosa dipende la quantità di omocisteina presente nel sangue?
La quantità di omocisteina normalmente presente nel sangue dipende da diversi fattori:
- fisiologici: età e sesso. Le donne hanno in media livelli più bassi rispetto agli uomini; si registra però un aumento dopo la menopausa, a causa della diminuzione degli estrogeni.
- ambientali: fumo, alcol, eccessivo consumo di caffè, scarsa attività fisica
- ereditarietà
- patologie: es. insufficienza renale e ipotiroidismo
- farmaci: es. contraccettivi orali o antiepilettici
Le donne presentano in media livelli più bassi di omocisteina rispetto agli uomini, ma si registra un aumento dopo la menopausa, a causa della diminuzione degli estrogeni
Come si misura l’omocisteina?
L’esame per il dosaggio dell’omocisteina è un semplice prelievo di sangue venoso dopo 10-12 ore di digiuno. Tenere periodicamente sotto controllo questo valore del sangue è fondamentale. Ecco i valori di riferimento:
- valori normali: 5-9 μmol/L
- iperomocisteinemia borderline: 10-12 μmol/L
- iperomocisteinemia moderata: 13-30 μmol/L
- iperomocisteinemia intermedia 31-100 μmol/L
- iperomocisteinemia grave >100 μmol/L
Come abbassare alti livelli di omocisteina?
È possibile abbassare l’omocisteina nel sangue aumentando l’introito di acido folico e delle vitamine B6 e B12. Come? Sia attraverso una dieta ricca di vitamine e/o l’assunzione di integratori alimentari. Uno studio clinico pubblicato su Nutrients nel 2020 ha dimostrato come l’utilizzo dell’integratore CardioAge, sviluppato da SoLongevity Research, sia in grado di ridurre efficacemente l’omocisteina, convertendola in glutatione endogeno, un potente antiossidante. CardioAge fornisce inoltre folati, sia in maniera diretta sia stimolandone la produzione. Il team scientifico di SoLongevity è da tempo impegnato nello studio degli effetti dell’omocisteina sulla salute cerebrovascolare e nel portare avanti studi clinici su nuove formule di nutraceutici in grado di contrastare questo fattore di rischio.
Per quanto riguarda la dieta, alimenti ricchi di vitamina B6 si trovano in: pesce, carne, uova, frutta, verdura, latticini e frutta secca; alimenti ricchi di vitamina B12 in: aringhe, tonno, sgombro, sogliola, alcuni formaggi. Va però tenuto presente che la cottura dei cibi disperde in parte questi nutrienti. Ad esempio, circa la metà della vitamina B6, della vitamina B12 e dell’acido folico presenti nel latte si perde con la bollitura. Inoltre è importante prestare attenzione all’introito di grassi.