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Lipoproteina a, nuove linee guida per la gestione del rischio cardiovascolare

Articolo di SoLongevity Research
Un documento di consenso della European Atherosclerosis Society fornisce ai medici nuove indicazioni per testare e trattare elevate concentrazioni di Lp(a) nel sangue

Di cosa parla questo articolo

  • A dieci anni di distanza dalle prime linee guida, la European Atherosclerosis Society ha pubblicato un aggiornamento sulla lipoproteina a come fattore di rischio cardiovascolare
  • Una delle novità del nuovo documento è rappresentato dal superamento del concetto di soglia di rischio
  • In assenza di terapie specifiche, è importante verificare i livelli di lipoproteina a in tutti gli adulti con test specifici

Quali sono le nuove indicazioni scientifiche su Lipoproteina a e rischio cardiovascolare?

È una nemica silenziosa di cuore e vasi. Meno famosa, ma probabilmente non meno pericolosa, di altri fattori di rischio più spesso sotto i riflettori, come gli elevati livelli di colesterolo LDL, trigliceridi, glicemia o pressione arteriosa. Parliamo della lipoproteina a (Lp(a)), responsabile del trasporto del colesterolo nel sangue: ad elevate concentrazioni rappresenta un pericolo in termini di malattia cardiovascolare aterosclerotica e di stenosi della valvola aortica. Lo ricorda oggi un documento di consenso della European Atherosclerosis Society, che a dieci anni di distanza da una dichiarazione sulla Lp(a) torna a fare il punto sulla questione, con qualche aggiustamento di tiro. L’obiettivo è quello di fornire indicazioni cliniche per testare e trattare livelli elevati di Lp(a) – una condizione che riguarda oltre il 20% della popolazione generale, e ancora di più i soggetti con malattia coronarica – e di includere i risultati di questa analisi nella stima del rischio cardiovascolare globale.

L’aumento del rischio cardiovascolare

Il punto di partenza, dice lo studio pubblicato a ottobre sullo European Heart Journal, che vede tra gli autori anche Alberico Catapano del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Milano, è rappresentato dalla forte evidenza di associazione causale tra le concentrazioni di Lp(a) ed esiti cardiovascolari. La novità sta nel concetto di soglia di rischio, che in questo nuovo documento viene sostanzialmente messo da parte. In pratica, dunque, il rischio cardiovascolare aumenta di pari passo con l’aumento della concentrazione di Lp(a), sia negli uomini che nelle donne.

Misurare la lipoproteina a

Un secondo importante messaggio sottolineato dal nuovo studio è che la Lp(a) interagisce con altri fattori nell’aumentare il rischio cardiovascolare globale. In altre parole, questo è più elevato nelle persone con alti livelli di Lp(a) e un punteggio relativo alla salute cardiovascolare basso, rispetto a chi ha comunque alti livelli di Lp(a) ma in generale una buona salute cardiovascolare. Per questo – è il messaggio chiave del documento della European Atherosclerosis Society – è importante che la lipoproteina a venga misurata almeno una volta negli adulti attraverso test specifici.

Una guida per i medici

Per questa condizione non esistono ancora terapie specifiche, sebbene alcune molecole siano in sperimentazione clinica di fase II/III. Per questo, sottolinea il documento di consenso, è importante che i medici abbiano indicazioni chiare su come gestire l’eccesso di rischio associato all’elevata concentrazione di Lp(a). Le linee guida precedenti raccomandavano di agire sui fattori di rischio, ma non fornivano informazioni specifiche su come personalizzare gli interventi per il singolo paziente. La nuova dichiarazione rappresenta invece una guida per la gestione ottimale del rischio associato alla lipoproteina a considerando anche gli altri fattori di rischio principali, per esempio agendo sulla riduzione del colesterolo LDL o con interventi sulla pressione. Sempre ricordando che quanto prima si inizia l’intervento, tanto maggiore è l’impatto sul rischio cardiovascolare nel corso della vita.

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