Nel 2013, un gruppo di ricerca guidato dal biologo cellulare Guido Kroemer aveva identificato nove meccanismi – hallmark – che stanno alla base del processo di invecchiamento. Recentemente, all’inizio del 2023, lo stesso gruppo di ricerca ha pubblicato un nuovo articolo sulla rivista scientifica Cell, col quale identifica tre nuovi hallmark: l’infiammazione cronica di basso grado (o inflammaging“Infiammazione cronica di basso grado” o inflammaging, e cioè uno stato di infiammazione organica di bassa intensità ma costante (associato all’aumento di alcune proteine, le citochine infiammatorie) che provoca danni all’organismo.), la disattivazione della macroautofagia e la disbiosi (alterazione del microbiotaL’insieme dei microrganismi (funghi) che popolano l’intestino. intestinale). Vediamo di che cosa si tratta e quali sono le connessioni fra questi tre nuovi meccanismi e i nove precedentemente descritti.
L’inflammaging
L’infiammazione cronica di basso grado, o inflammaging, è caratterizzata dall’accumulo progressivo di danno ai tessuti. La sua insorgenza può essere legata a molteplici cause, fra cui la produzione di citochineLe citochine sono proteine di piccole dimensioni prodotte dal sistema immunitario, che si legano a specifici recettori presenti sulla membrana e comunicano alla cellula un'istruzione specifica come, ad esempio, lo stimolo a crescere, oppure a differenziarsi o ancora l'ordine di morire. Vengono prodotte da diversi tipi di cellule e, una volta liberate nell'organismo, inducono specifiche reazioni nelle cellule adiacenti (effetto paracrino), in altre molto lontane (effetto endocrino) oppure in quelle che le hanno create (effetto autocrino). proinfiammatorie da parte delle cellule senescenti, oltre che ad una ridotta autofagiaL'autofagia cellulare o autofagocitosi è un meccanismo cellulare di rimozione selettiva di componenti di cellule vecchie o danneggiate, che ne permette la degradazione e il riciclo dei componenti recuperati per costruire nuove proteine. Il suo corretto funzionamento ha impatto sostanziali sulla riduzione dell'infiammazione organica latente e sull'insorgenza di patologie croniche e tumorali., ovvero la ridotta abilità da parte delle cellule di eliminare proteine danneggiate o altri prodotti di scarto. Queste alterazioni stimolano l’inflammasoma NLRP3, un complesso multiproteico che si attiva in risposta a stress di vario tipo, fra cui lo stress ossidativo mitocondriale, innescando così una risposta infiammatoria. Quest’ultima, a sua volta, aumenta il rischio di insorgenza di diverse patologie, fra cui diabete di tipo 2, aterosclerosi, tumori.
In generale, il tessuto infiammato provoca, spesso in modo asintomatico, un’infiammazione generalizzata e un’alterazione dello stato red-ox delle nostre cellule. Inoltre, è stato osservato che l’infiammazione associata all’età inibisce la funzione delle cellule staminali epidermiche, il che supporta ulteriormente l’intricata interdipendenza degli hallmark che contribuiscono al processo di invecchiamento: l’esaurimento delle cellule staminali, infatti, era un altro dei primi nove meccanismi individuati e descritti nella pubblicazione del 2013.
Sui meccanismi legati all’inflammaging, come su altri hallmark, è possibile agire in modo efficace attraverso l’attività fisica, attraverso un’adeguata alimentazione e con l’integrazione nutrizionale.
Disattivazione della macroautofagia
Un altro hallmark dell’invecchiamento è la perdita da parte delle cellule della capacità di attuare i processi “autofagici” (o “macroautofagici”), quelli che permettono di eliminare proteine o altre macromolecole danneggiate, o addirittura interi organelli che non sono più in grado di svolgere le loro funzioni.
Secondo la recente pubblicazione del gruppo di Kroemer, l’espressione di alcuni geni legati alle capacità autofagiche delle nostre cellule (fra cui ATG5, ATG7 e BECN1, che codificano per l’espressione di proteine necessarie alla regolazione del processo autofagico) diminuisce con l’avanzare dell’età. Questo porta ad un progressivo accumulo di prodotti danneggiati all’interno della cellula, che è alla base dell’invecchiamento cellulare e dell’insorgenza di gravi malattie tipiche dell’età avanzata, come l’Alzheimer.
Disbiosi del microbiota
Infine, eccoci al nuovo 12esimo hallmark dell’invecchiamento: la disbiosi. Negli ultimi anni un numero crescente di studi sta portando all’attenzione l’importanza del microbiota intestinale per il mantenimento del nostro generale stato di salute. Il microbiota è costituito da miliardi di microrganismi appartenenti a specie diverse e svolge numerose funzioni: ci aiuta a digerire e assorbire determinati nutrienti, ci protegge dalle infezioni ed ha in generale un ruolo importante nel controllo dei processi infiammatori. La sua alterazione (disbiosi, appunto) può infatti contribuire all’insorgenza di moltissime patologie diverse fra cui l’obesità, il diabete di tipo 2, alcune patologie neurodegenerative e lo sviluppo di neoplasie.
Con l’avanzare dell’età, purtroppo, la biodiversità del nostro microbiota tende a ridursi. Come per tutti gli altri hallmark dell’invecchiamento, conoscerne le potenzialità e l’importanza aiuterà ad individuare nuove possibili strategie di intervento.