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Vaccini anti-Covid, come cambia la risposta degli anticorpi

Articolo di SoLongevity Research

Uno studio su eBioMedicine, condotto dall’Università di Verona e a cui ha partecipato SoLongevity Research, svela nuove importanti informazioni sulla risposta sierologica ai vaccini

 

Cosa trovi in questo articolo?

  • La risposta sierologica al virus o al vaccino mostra una grande variabilità a livello individuale
  • La presenza delle immunoglobuline di tipo M dopo la vaccinazione si associa a un maggior livello di anticorpi e a una maggiore capacità di neutralizzare il virus
  • La risposta alla vaccinazione potrebbe dipendere dall’immunità pregressa, sviluppata contro altri coronavirus

 

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A più di due anni dalla pandemia, non sono ancora chiari i meccanismi di risposta del nostro sistema immunitario all’infezione da SARS-CoV-2 e ai vaccini. Ancora non si comprendono i motivi della elevata variabilità di tale risposta e sono tante le domande aperte. Per esempio: esistono dei fattori associati a una maggiore protezione dalla malattia? Le passate infezioni con altri coronavirus, come quelli del comune raffreddore, hanno un ruolo? Ed è possibile individuare un marcatore predittivo della risposta individuale alla vaccinazione?

Diversi studi stanno cercando di fare luce proprio su questi aspetti: l’ultimo, a cui eBioMedicine (rivista del gruppo Lancet) ha dedicato la copertina, è stato condotto dal team di Donato Zipeto dell’Università di Verona, in collaborazione con SoLongevity Research. I risultati indicano un ruolo importante, finora per lo più non indagato, di una classe di anticorpi, le immunoglobuline M (IgM), che si candida ad essere un valido marcatore di una risposta efficiente alla vaccinazione. Ma non solo: suggeriscono che l’incontro passato con altri coronavirus possa fornire una protezione nei confronti della Covid. Ma andiamo con ordine.

Gli anticorpi IgM e IgG: una scoperta inaspettata

Le immunoglobuline (Ig) sono prodotte dai linfociti B e ne esistono 5 “tipi”: tra questi, le IgM e le IgG, sono i principali anticorpi che ci difendono dalle infezioni. Le IgM sono anticorpi generalmente associati alla prima fase di un’infezione: compaiono per prime dopo l’esposizione a un virus o a un antigene, rappresentano una risposta aspecifica e hanno una durata limitata nel tempo; le IgG compaiono in una seconda fase, sono altamente specifiche e associate alla memoria immunitaria di lunga durata. Attualmente, per valutare la risposta a un vaccino vengono utilizzate soprattutto le IgG. 

Il punto di partenza del nuovo studio è stata proprio la scarsa attenzione mostrata finora nei confronti delle IgM: che ruolo potrebbero avere? “Per capirlo, abbiamo arruolato oltre 1.800 operatori sanitari sottoposti a vaccinazione anti-Covid-19 con vaccino a mRNA (BioNTech-Pfizer): 1.500 senza storia di infezione e 300 con infezione pregressa”, spiega Alberto Beretta, Presidente e Direttore scientifico di SoLongevity: “Abbiamo quindi analizzato la natura della loro risposta anticorpale sia prima della vaccinazione, sia in occasione della seconda dose sia tre settimane dopo, monitorando e quantificando tanto la presenza di IgM che di IgG contro la proteina spike di SARS-CoV-2 (e per le IgG anche contro un’altra proteina virale, quella del nucleocapside, la proteina N, ndr.). Quello che è emerso è stato piuttosto inaspettato”.

Normalmente, infatti, quando si vaccina una persona che non ha mai incontrato il virus per cui si effettua quella vaccinazione, ci si aspetta prima la comparsa delle IgM, ma questo si è verificato solo in poco più di un terzo del campione (38%). Per quanto riguarda gli altri, metà ha mostrato solo IgG (senza IgM) e l’altra metà – ancora più stranamente – ha presentato le IgM addirittura dopo la comparsa delle IgG. Si presentano, quindi, tre quadri diversi.

Il significato delle IgM

“Abbiamo anche osservato – continua Beretta – che la presenza delle IgM insieme alle IgG si associa a livelli più elevati di IgG totali. Ma non solo: quando le IgM sono presenti, la capacità di neutralizzare il virus dei sieri delle persone vaccinate risulta maggiore. Infine, abbiamo notato anche un altro comportamento anomalo per le IgM: in alcuni casi, nei vaccinati con storia pregressa di infezione, sembrano persistere alquanto a lungo. In sintesi, chi sviluppa IgM dopo la vaccinazione sembra avere le probabilità più alte di sviluppare IgG che neutralizzano il virus e di essere protetto per un periodo più lungo”.

Crediti: Dott.ssa Alessandra Ruggero, Università di Verona

“Chi sviluppa IgM dopo la vaccinazione sembra avere le probabilità più alte di sviluppare IgG che neutralizzano il virus e di essere protetto per un periodo più lungo”

L’incontro con altri coronavirus e l’immunità pregressa

I risultati suggeriscono anche che la risposta immunitaria al coronavirus sia influenzata da un’immunità preesistente. L’ipotesi, infatti, è che laddove non si osservi la produzione di IgM ma solo di IgG, questo sia dovuto alla presenza di una cross-immunità verso altri coronavirus, come quelli del raffreddore. Come se, in sostanza, la risposta al vaccino sfruttasse la presenza anche di una risposta immunitaria pregressa. “Non è ancora chiaro se questo possa tradursi in un’aumentata o ridotta efficienza del vaccino, ma pensiamo che sia più probabile che contribuisca in termini protettivi”, sottolinea Beretta: “Uno studio apparso di recente sulla rivista Nature Immunology porta prove addizionali all’ipotesi di un ruolo protettivo della risposta cross reattiva stimolata dagli altri coronavirus. Il quadro che si sta delineando è quello di una separazione dei meccanismi che ci proteggono dall’infezione da quelli che ci proteggono dalla malattia. Questi ultimi sembrano essere molto influenzati dalle risposte cross-reattive. Questo complesso scenario potrebbe rendere conto della grande variabilità individuale e ci lascia supporre che il nuovo coronavirus ha probabilmente incontrato una popolazione già in parte immune. Il che significa che avrebbe potuto essere ancora più devastante”. 

Questi studi possono aiutare ad ottimizzare le strategie vaccinali per le persone già infettate o in chi non risponde alla vaccinazione con la produzione di IgM. E, nel complesso, a chiarire di cosa è fatta una risposta immunitaria efficace e protettiva contro l’infezione e contro la malattia.

 

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