Il nuovo coronavirus ha mostrato di avere effetti neurologici e neuropsichiatrici anche a lungo termine. Si indaga sui meccanismi e sull’ipotesi che l’infiammazione predisponga allo sviluppo di malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson
Di cosa parla questo articolo
- Covid-19 ha ripercussioni sul sistema nervoso centrale e può dare luogo a sintomi neurologici e neuropsichiatrici
- Anche la sindrome del Long Covid comprende manifestazioni neurologiche e neuropsichiatriche
- Infiammazione del sistema nervoso centrale, risposta immunitaria anomala e disfunzione vascolare potrebbero essere meccanismi coinvolti nelle manifestazioni neurologiche e neuropsichiatriche sia nella fase acuta di Covid-19 sia dopo la guarigione
- Alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che Covid-19 possa aumentare il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative
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Covid-19 non è solo una malattia respiratoria: l’intero organismo viene colpito dall’infezione o ne subisce le conseguenze. Cervello e sistema nervoso compresi. Mal di testa, confusione, ma anche ictus e disturbi neuromuscolari sono manifestazioni non rare durante la fase acuta della malattia, e molti di questi sintomi sono tipici anche della sindrome Long Covid e persistono per mesi anche dopo che il paziente è dichiarato guarito. Quali siano i meccanismi alla base è ancora oggetto di studio, ma sembra che l’infiammazione e l’alterazione di processi immunitari possano giocare un ruolo importante. E si teme che, come anche in altre infezioni, possano predisporre allo sviluppo di malattie neurodegenerative quali Alzheimer e Parkinson. A fare il punto sulle conoscenze acquisite finora è una Perspective pubblicata su Science.
Disfunzione immunitaria e neuroinfiammazione
Per quanto è stato possibile capire fino a questo momento, durante la fase acuta di Covid-19 c’è un coinvolgimento specifico del tessuto cerebrovascolare e neurale, ma i sintomi non sembrano dipendere dall’infezione diretta del coronavirus (sebbene non si possa escludere un’invasione transitoria molto precoce che non è stato possibile identificare con i test svolti nei vari studi) quanto piuttosto dalla disfunzione immunitaria e dall’infiammazione aspecifica all’interno del sistema nervoso centrale.
Covid-19 non è solo una malattia respiratoria: l’intero organismo viene colpito dall’infezione o ne subisce le conseguenze, compresi il cervello e il sistema nervoso
La varietà delle manifestazioni neurologiche e il fatto che insorgano in momenti diversi della malattia acuta e della convalescenza porta a credere che i meccanismi patologici alla base siano diversi. Per esempio, nei pazienti Covid ospedalizzati sono state identificate come condizioni neurologiche più comuni anosmia, ictus, delirio, infiammazione cerebrale, encefalopatia, sindromi psichiatriche primarie e sindromi dei nervi periferici. Ma se le complicanze cerebrovascolari possono insorgere prima o in contemporanea coi sintomi respiratori, le condizioni infiammatorie si manifestano in media due settimane dopo, suggerendo che siano frutto di processi peri- o post-infettivi. L’attivazione immunitaria e l’infiammazione all’interno del sistema nervoso centrale, comunque, sembrano essere i driver principali delle manifestazioni neurologiche durante la fase acuta dell’infezione Covid-19: i test sia autoptici sia su pazienti rivelano infatti risposte neuroimmuni aberranti (per esempio l’attivazione delle cellule T e Natural Killer, infiltrazione di macrofagi, l’attivazione della microglia oppure l’aumento dei livelli di citochineLe citochine sono proteine di piccole dimensioni prodotte dal sistema immunitario, che si legano a specifici recettori presenti sulla membrana e comunicano alla cellula un'istruzione specifica come, ad esempio, lo stimolo a crescere, oppure a differenziarsi o ancora l'ordine di morire. Vengono prodotte da diversi tipi di cellule e, una volta liberate nell'organismo, inducono specifiche reazioni nelle cellule adiacenti (effetto paracrino), in altre molto lontane (effetto endocrino) oppure in quelle che le hanno create (effetto autocrino). come le interleuchine 1 e 12) che contribuiscono al danno neurale.
Manifestazioni neurologiche nel Long Covid sono le sindromi dei nervi periferici, con sintomi che variano in base al tipo di nervo coinvolto: da formicolio e intorpidimento a dolore bruciante agli arti, perdita dell’equilibrio, spasmi, crampi e debolezza muscolare, disturbi del sistema nervoso autonomo
Disfunzione vascolare
Per quanto riguarda gli eventi cerebrovascolari nella fase acuta della malattia, è possibile che siano legati a una disfunzione vascolare diffusa. Nei pazienti Covid con ictus, infatti, sono stati riscontrati livelli aumentati di marcatori ematici dell’infiammazione, trombi e infarti di altri tessuti. Tali evidenze supportano l’idea che l’infiammazione endoteliale possa giocare un ruolo nell’insorgenza della coagulopatia e degli eventi cerebrovascolari. È stato inoltre ipotizzato che una disfunzione vascolare generalizzata sub-clinica, con formazione di coaguli di sangue microscopici nel cervello per esempio, possa danneggiare le strutture nervose a livello non percepibile dagli esami, ma sufficiente ad alterare le funzioni neurologiche e cognitive.
Le cause delle manifestazioni neurologiche e neuropsichiatriche durante Covid e Long Covid non sono ben comprese, ma infiammazione, anomala attivazione immunitaria e disfunzione vascolare sembrano giocare un ruolo
Long Covid
A due anni dall’inizio della pandemia, si stima che più di un terzo delle persone che si sono ammalate di Covid-19 sviluppi la cosiddetta sindrome Long Covid, una condizione caratterizzata da diversi tipi di manifestazioni, da quelle respiratorie (tosse e mancanza di respiro, per esempio) fino a quelle neurologiche (mal di testa, nebbia mentale, difficoltà di memoria e concentrazione) e psichiatriche (disturbi dell’umore, ansia, depressione). Il rischio di sviluppare sintomi neurologici e psichiatrici, inoltre, non sembra correlato alla gravità dell’infezione acuta. Secondo diversi esperti, i sintomi neuropsichiatrici riferiti dai pazienti affetti da Long Covid sono simili a quelli dell’encefalite mialgica o sindrome da stanchezza cronica, una condizione che può presentarsi dopo un’infezione da parte di diversi agenti patogeni e per la quale non esiste un trattamento efficace.
Le cause che portano a manifestare questi sintomi anche per lungo tempo dopo la “guarigione” da Covid-19 non sono note. L’ipotesi è che permangano condizioni che si sono evolute durante la fase acuta dell’infezione, che quindi nel sistema nervoso resti un’alterata attivazione immunitaria o addirittura un disturbo autoimmune, la disfunzione vascolare e lesioni residue verificatesi durante la fase acuta.
Più di un terzo delle persone che hanno avuto Covid-19 sviluppa Long Covid: il rischio di sintomi neurologici e neuropsichiatrici non sembra connesso alla gravità dell’infezione acuta
Anche se alcuni studi hanno evidenziato aree focali di atrofia cerebrale e una attività metabolica ridotta del cervello nei pazienti che hanno avuto Covid-19, non sono ancora stati trovati dei marcatori che possano predire il rischio di sviluppare la sindrome Long Covid e in particolare le sue manifestazioni neurologiche e psichiatriche. Ciò, secondo gli esperti, costituisce una vera e propria sfida per la salute pubblica nel prossimo futuro, con probabilmente milioni di persone in tutto il mondo che avranno bisogno di assistenza e percorsi riabilitativi per il recupero funzionale.
L’infezione da coronavirus può lasciare strascichi a lungo termine, come mal di testa, nebbia mentale, difficoltà di memoria e concentrazione. Al momento non c’è modo di prevedere chi è più a rischio di Long Covid, né quindi di indirizzare i pazienti a percorsi riabilitativi tempestivi
Rischio di malattie neurodegenerative?
La reale portata delle complicanze neuropsichiatriche di Covid-19 non è nota. Alla luce di evidenze sull’instaurarsi della neuroinfiammazione e del danno neuronale, alcuni ricercatori hanno avanzato l’ipotesi che l’infezione da Sars-CoV-2 possa essere un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. Non ci sono informazioni o dati concreti in proposito: solo il tempo potrà dare delle risposte.