Quanto sia importante il ruolo della genetica nel determinare la durata e la qualità della vita rimane ancora un’area di discussione nella comunità scientifica. Un contributo importante a questo dibattito viene da uno studio pubblicato su BMJ Evidence-Based Medicine che ha esaminato l’associazione tra fattori genetici e lo stile di vita con la durata della vita umana, utilizzando i dati raccolti dal più grande registro mondiale di questo tipo, la UK Biobank inglese. I dati hanno incluso più di 350 mila persone, seguite per un periodo di circa 12 anni, e tra i fattori di rischio modificabili sono stati inclusi: alcol, fumo, attività fisica, durata del sonno e alimentazione.
Cos’è il Poligenic Risk Score
I pazienti sono stati suddivisi in base al loro rischio genetico misurato tramite il PRS (Poligenic Risk Score), suddividendoli in categorie. Questo metodo permette di analizzare in contemporanea centinaia di geni e soppesare il loro impatto cumulativo, utilizzando algoritmi molto sofisticati.
I risultati hanno rivelato che un alto rischio genetico, misurato tramite PRS, è correlato a un aumento del 21% di rischio di morte precoce (prima dei 75 anni) rispetto a un basso rischio genetico, indipendentemente dallo stile di vita. Al contrario, uno stile di vita sfavorevole è associato a un aumento del rischio di morte di circa il 78% rispetto a uno stile di vita favorevole all’interno e tra le categorie di rischio genetico.
Oltre 5 anni di vita sana in più
Tuttavia, l’aderenza a stili di vita sani è emersa come un fattore in grado di attenuare significativamente il rischio genetico di una durata della vita più breve o di una morte prematura con un dato estremamente importante: gli individui con un alto rischio genetico potevano prolungare la durata della vita di circa 5,22 anni all’età di 40 anni adottando uno stile di vita favorevole.
Questo porta a riflettere su almeno 4 diversi temi:
1 – Che l’adesione a uno stile di vita sano potrebbe compensare in modo significativo il rischio genetico sfavorevole di una durata di vita più breve o di una morte prematura, portando a un aumento sostanziale della longevità, intesa non solo come durata della vita (lifespan) ma anche come anni di vita in salute (healthspan).
2 – L’importanza di un’analisi genetica predittiva che includa anche il PRS, che potrebbe individuare precocemente le persone più a rischio, garantendo un intervento mirato e personalizzato, a maggior ragione se sono presenti fattori di rischio.
3 – L’importanza cruciale delle politiche di salute pubblica e del concetto di prevenzione e promozione della salute, mirate a migliorare lo stile di vita delle persone, che deve partire in primis da noi professionisti della salute, ma anche dalle persone stesse.
4 – Che la genetica non rappresenta il nostro destino.