Che il giusto tempo e la buona qualità del riposo siano importanti per stare bene è lampante. Ce ne accorgiamo subito se, viaggiando, cambiamo fuso orario, o anche semplicemente se, magari a Capodanno, passiamo la notte in bianco: ci attendono mancanza di lucidità mentale e concentrazione, irritabilità, minore capacità di apprendimento e di conservare le informazioni. Le conseguenze di una sporadica carenza di sonno sono temporanee e di solito può bastare una bella dormita o piccoli accorgimenti per risincronizzare il nostro ciclo circadiano per tornare in forma. Quando però siamo di fronte a disturbi del sonno che si protraggono nel tempo, le conseguenze sulla salute possono essere ben più serie e persino inaspettate. Un esempio? Ingrassiamo. Ecco perché.
Che cos’è il ciclo circadiano e cosa c’entra col sonno?
Facciamo un passo indietro. Il ritmo sonno-veglia è controllato dal nostro ciclo circadiano, ossia un meccanismo che, attraverso gli ormoni, consente di mantenere l’equilibrio dell’organismo adattandosi a stimoli esterni e interni. Possiamo immaginarlo come un orologio che si trova nel cervello (in particolare nel nucleo soprachiasmatico nell’ipotalamo) e che ha il compito di sincronizzare altri orologi periferici posti a livello di organi e tessuti e che controllano processi cellulari, funzioni fisiologiche e comportamenti nell’arco delle 24 ore.
Quali sono gli effetti di dormire male?
Il ritmo sonno-veglia è uno di questi orologi periferici e, nel momento in cui perde la sincronia con gli altri, si possono verificare ripercussioni su diversi assi ormonali, tra cui quelli che controllano l’appetito e il metabolismo di grassi e zuccheri. Alcuni studi indicano, per esempio, che dormire meno di sei ore a notte altera il funzionamento della tiroide (una ghiandola che si trova nel collo, davanti alla trachea) e la produzione di cortisolo, l’ormone dello stress. Inoltre, può causare cambiamenti nelle concentrazioni di leptina e grelina, cioè gli ormoni che controllano in modo diretto l’appetito.
Il ciclo circadiano governa le reazioni biochimiche secondo un ritmo giorno-notte, utile ad anticipare i fabbisogni funzionali del nostro organismo, aumentandone così l’efficienza
Cosa regola il senso di fame?
L’appetito è regolato da diversi meccanismi, tra cui la relazione tra due ormoni che prendono il nome di leptina e grelina. La leptina è prodotta dallo stomaco e dal tessuto adiposo e segnala l’elevato livello energetico dell’organismo. Si definisce un anoressizzante perché, per spingere al consumo di energia, sopprime l’appetito a livello del sistema nervoso centrale. La grelina è il suo contraltare: anch’essa sintetizzata nello stomaco, sul cervello ha l’effetto opposto della leptina, ossia stimola il senso di fame.
Quali sono le conseguenze dell’insonnia?
La mancanza cronica di sonno comporta alterazioni negli equilibri tra leptina e grelina. In particolare la produzione di grelina aumenta, mentre quella di leptina diminuisce. In questo modo si sente di più la fame e, quando si mangia, ci si mette più tempo a saziarsi. Dormendo poco e sentendo fame, aumentano le occasioni per spuntini notturni, privilegiando – pare – cibi molto calorici come biscotti e patatine. Il risultato è che si tendono ad assumere troppe calorie e a ingrassare.
Non è tutto, purtroppo. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature nel 2019 un ritmo sonno-veglia alterato incide negativamente sul sistema immunitario dell’intestino e predispone alla comparsa di malattie infiammatorie. Inoltre, intacca anche il controllo dei livelli di zucchero nel sangue (glicemia) – un fenomeno che, se non si corre ai ripari, può diventare l’anticamera di sindrome metabolicaLa sindrome metabolica è caratterizzata dalla contemporanea presenza di almeno 3 alterazioni metaboliche ed emodinamiche che rappresentano un fattore di alto rischio per l'insorgenza di patologie cardiovascolari e tumori. e diabete di tipo 2.